Campanile Sera: Alba va in televisione, è il 1961

Campanile Sera è un nome che oggi, in Italia, suona irrimediabilmente “antico”; eppure, per lo stesso suono, trasmette un’idea di “tipicità” che sentiamo vicina, assimilabile, forse addirittura confortevole.

Si potrebbe scambiare per una testata giornalistica, come tante ce n’erano, fino a non molto tempo fa: i quotidiani della sera, oggi scavalcati e imbalsamati dalle edizioni on line.

Campanile Sera: la piazza
Piazza del Duomo illuminata a giorno dalle fotoelettriche della Rai
e addobbata con una «fantasmagoria di luci»

Invece Campanile Sera è stata una gloriosa trasmissione della televisione, che per tre anni, dal 1959 al 1961, si impose all’attenzione degli spettatori italiani con una formula vecchia e nuova insieme (un misto di telequiz e di sagra paesana), e con un impiego del famoso “mezzo televisivo” che all’epoca era ancora un fatto rivoluzionario, e che fa sorridere le nostre coscienze smaliziate e incallite: la tv in diretta dalle piazze (meglio, sotto i campanili) della provincia italiana che di volta in volta si sfidavano a gara.

Alba fu uno dei campanili – uno dei più coriacei e fortunati, tra gennaio e febbraio del 1961, esattamente cinquant’anni fa. E se ad Alba si nomina Campanile Sera, si esercita ancora un richiamo affettivo su un buon numero di persone che, bambini o adulti, vissero le cinque settimane di televisione in casa con un misto di sorpresa ed esaltazione, come le folle del Marziano a Roma di Flaiano.

In effetti, le cronache più divertenti di allora raccontano di una città paralizzata, dove non si pensa quasi più ad altro che a far fronte comune contro gli avversari di turno, e in generale a far bella figura sul teleschermo; dove le vendite (rateali) degli apparecchi registrano picchi di crescita a ogni puntata, per cui si crea il paradosso (che oggi non ci sembra più tale: è anzi uno stile di vita) di persone, famiglie intere che guardano nella “scatola” ciò che succede sotto casa loro.

Il programma (all’epoca non risulta si parlasse di format, per lo meno dalle nostre parti) mescolava il quiz del genere Lascia o raddoppia (fenomeno di massa di pochi anni prima) con giochi di piazza e da fiera (prove di abilità, velocità, resistenza che sarebbero state istituzionalizzate, anni dopo, come Giochi senza frontiere), e con sfide a chi sapesse azzeccare o approssimare il prezzo di un elettrodomestico nuovo di zecca – nuovo in tutti i sensi, per le abitudini e l’immaginario dell’italiano medio, negli anni del boom economico: la lavatrice, il frigorifero, il televisore stesso.Anche su quest’ultima situazione si costruirà, anni dopo, un programma ad hoc (Ok, il prezzo è giusto).

A fianco della parte ludica, c’era poi un aspetto turisticopromozionale che, essendo quella la televisione degli esordi, contava una sfaccettatura didascalica e apriva davvero le proverbiali “finestre” su altri mondi. Che non erano se non i mille angoli della penisola italiana toccati di settimana in settimana dalla troupe della Rai: ecco allora, all’inizio di ogni puntata, i cinque minuti documentaristici, con il commento parlato fuori campo, un po’ stentoreo un po’ ammiccante, per presentare la ridente località di turno.

Campanile Sera: Alba riunita

Testimonianze – Gli albesi in possesso di fotografie o testimoni di episodi significativi di quel momento della storia cittadina sono pregati di contattare la redazione.

Del resto, era la stessa televisione che nei vuoti di palinsesto mandava in onda “l’intervallo”, sequenza di cartoline con didascalie da sussidiario e la Toccata di Paradisi in sottofondo, ribattezzata “le pecore” – perché un gregge al pascolo in qualche campagna italica non mancava mai.

Inutile perdersi troppo nella deriva del moralismo nostalgico, per cui si conclude sempre che la televisione degli esordi era automaticamente migliore, meno fessa, più educata ed educativa di quella nostra di oggi: boiate e consapevolezza del potere del medium c’erano di certo anche allora – e tuttavia è indubbio che ci fosse in generale meno sciatteria e più preparazione (in tutti i sensi: qualità di scrittura e qualità personali), e naturalmente meno fretta di tirar via e sprecar tempo e pellicola.

Anche la nostra rievocazione casalinga di Campanile Sera, perciò, non vorrebbe ceder troppo alla nostalgia, per quanto sia inevitabile cascarci un po’. In molti ricordano il soggiorno albese di Enzo Tortora, che presentava i giochi da piazza Duomo – dove si era montata una «fantasmagoria di luci creata dalla ditta Carlo Musso», un albero della cuccagna riveduto e corretto, con premi in circolo intorno alla sagoma di una torre medievale.

In festa con Enzo Tortora

Gli Albesi festeggiano il conduttore Enzo Tortora al termine di una puntata vittoriosa!

Sempre in piazza, sotto l’arco d’ingresso del Comune, era allestito il “pensatoio”, cricca di sapienti eletti dall’opinione cittadina (i famosi “esperti”, come ci piace dire oggi), a disposizione per consulti sulle materie più svariate (c’era anche Fenoglio, come si sa, e l’ingegner Francesco Morra, che fu risolutivo su una questione di ciclismo).

Tortora, dunque, in piazza da noi; Enza Sampò nella piazza dell’avversario; e a Milano, negli studi Rai, Mike Bongiorno, nel 1961 già una figura pubblica, consacrata proprio dalla tv e da Lascia o raddoppia, nonché oggetto di divertite analisi (Umberto Eco, si cita sempre; ma anche Luciano Bianciardi).

Bongiorno sottoponeva a domanda i concorrenti inviati dalle città: per noi la professoressa Liliana Veglio, lo studente universitario Carlo Fama, e il professor Walter Longo, che vissero un momento di vero e proprio divismo (fotografie, interviste, lettere).

Tortora e Sampò sottoponevano altri, in loco, alle consegne più curiose, vedi la gara di velocità nell’apparecchiare la tavola o stendere il bucato o scalare un muro insaponato: davvero cose da sagra (sia detto senza spocchia), che ricorrevano in ogni paese d’Italia e rendevano il tutto più familiare e “unitario”, permettendo a chiunque di partecipare e tifare – magari segretamente, ostentando in pubblico una forzata sufficienza.

Edoardo Borra

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