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2011: il Patto ci blocca

Pensato come arma per contrastare il debito pubblico, il Patto di stabilità è al centro della polemica politica.

Patto di stabilità che blocca

A più riprese, la minoranza albese, pur riconoscendo le contraddizioni del Patto, ha accusato l’Amministrazione di Maurizio Marello di essersi nascosta dietro al meccanismo per giustificare l’immobilismo. Il gruppo di maggioranza ha sempre rispedito le accuse al mittente (se n’è parlato anche nel Consiglio della scorsa settimana), sottolineando di aver intrapreso un’intensa attività nonostante i condizionamenti del Patto. Gazzetta ne ha parlato con l’assessore comunale Franco Foglino.

Foglino, perché esiste il Patto di stabilità?

«Frutto dell’accordo di Maastricht, il Patto di stabilità nasce da una motivazione condivisibile: la riduzione del debito pubblico. La sua applicazione, però, non è accettabile: il Patto, rigoroso nei confronti delle amministrazioni locali, si dimostra tollerante verso quelle centrali. Inoltre, gli interventi, studiati dal Governo per mitigare il Patto, favoriscono i Comuni con debito elevato, a scapito di quelli che tengono i conti sotto controllo».

Come funziona il Patto?

«Sulla base di un meccanismo fissato dalla manovra finanziaria del Governo, viene fissato l’obiettivo delle Amministrazioni civiche, le quali, per contribuire alla riduzione del debito pubblico, possono investire soltanto con mezzi propri (oneri di urbanizzazione, monetizzazione dei parcheggi, entrate cimiteriali). Gli amministratori devono realizzare un saldo di cassa positivo da destinare all’estinzione dei mutui, contribuendo così alla riduzione del deficit».

Qual è l’obiettivo fissato dal Patto per Alba?

«Nel momento in cui venne approvato il preventivo 2011, il nostro obiettivo era fissato a 177 mila euro. Con le regole introdotte dalla manovra finanziaria di fine 2010, l’obiettivo è stato portato a 1.165.000 euro. Ora, siamo costretti a cercare risorse per 1 milione di euro all’interno di un bilancio già impoverito dal taglio di 800 mila euro di trasferimenti statali».

Come incide il Patto?

«Lo scorso anno, il Patto di stabilità ha impedito la realizzazione di numerose opere progettate e finanziate. Nel 2011 sarà impossibile, oltre a realizzare altre opere, destinare le maggiori entrate correnti a nuovi servizi, poiché l’avanzo fra entrate e spese dovrà essere impiegato per pagare i fornitori».

Quindi, niente opere?

«Possiamo concludere i cantieri aperti. Null’altro, a meno che enti esterni decidano di finanziare. Lavoriamo per portare avanti gli interventi relativi alle Olimpiadi delle città gemelle e i lavori avviati. La situazione è complicata. Basti pensare che dei 6 milioni preventivati per il 2011 nel Piano triennale delle opere, soltanto 1 milione è spendibile».

È possibile mettere mano alle imposte?

«Se pur lo volessimo, non potremmo incrementare le imposte, bloccate dal Governo nel 2008, quando venne eliminata l’Ici sulla prima casa. Per quanto concerne le tariffe sui servizi (mensa, trasporti, rifiuti), non intendiamo incrementarle. Gli unici strumenti che potrebbero alleggerire il Patto sono gli oneri di urbanizzazione, la monetizzazione dei parcheggi e i trasferimenti da terzi, che comunque non dipendono da noi».

Eludere il Patto?

«La volontà è di rispettare il Patto ma, insieme ai Comuni limitrofi e all’Anci, batteremo i pugni, affinché il Governo riconosca e premi quanto di buono finora realizzato».

A che cosa si espone il Comune che viola il Patto?

«Si va da sanzioni leggere ad altre più gravi, come il blocco delle assunzioni e il taglio del 25% della spesa corrente, che equivarrebbe a un commissariamento ». I

l centro-destra dice che usate il Patto come scusa…

«La dialettica politica può, a volte, andare sopra le righe. In questo caso, però, in ballo c’è lo sviluppo della città. Pertanto, avremmo bisogno anche della minoranza per poter affrontare problematiche risolvibili insieme».

Enrico Fonte

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