Meglio fare il presidente

Molti italiani si chiedono a quanto ammontino i compensi dei loro amministratori, dei dipendenti comunali, di tutte quelle persone che siedono nei consigli di amministrazione di società pubbliche, miste pubblico-privato, consorzi e chi più ne ha più ne metta. E molti si domandano se le liti sulle nomine della Pubblica amministrazione siano dettate soltanto da ragioni di potere o anche da esigenze di portafoglio. Ormai nulla è più mistero, o quasi.

A ben vedere, il Comune di Alba pubblica sul proprio sito Internet gli stipendi di tutti i dipendenti, l’ammontare degli incarichi di consulenza esterna, gli stipendi di chi amministra la cosa pubblica, nonché (quasi) tutti i compensi di coloro che siedono nei consigli delle società e dei consorzi in cui partecipa.

Si parla spesso degli “stipendi della politica”. Ad Alba il sindaco Maurizio Marello e i suoi assessori sono andati in controtendenza e si sono abbassati i compensi rispetto alle precedenti amministrazioni: 2.500 euro netti al Sindaco, 1.500 euro al Vicesindaco, 1.230 euro agli assessori (due dei quali hanno rinunciato). Per i dipendenti comunali basta scorrere le tabelle per avvedersi che le situazioni sono molto diverse: si va da stipendi da poco più di 1.000 euro al mese a compensi elevati per i dirigenti, che possono superare i 100 mila euro lordi all’anno.

Ma di chi amministra le società partecipate dal Comune si parla poco. Eppure il Comune ha partecipazioni in 17 società di capitali e aderisce a 5 consorzi di Comuni. Intendiamoci: nessun amministratore percepisce cifre da capogiro o stipendi che urlano vendetta. Però poi ci sono i benefit, i rimborsi spese, le cene di rappresentanza… E su quello è impossibile indagare fino in fondo.

Avevano fatto discutere negli anni scorsi i compensi del presidente di Ciclo idrico integrato, oggi Società comunale dei servizi idrici, Bruno Cravanzola – un caso sollevato da Gazzetta una decina di anni addietro –, sicché il sindaco Maurizio Marello ha dovuto fare pressing affinché, con la nomina del nuovo Consiglio di amministrazione, fossero ridotti gli stipendi.

Il nuovo presidente, Gian Piero Moretto, percepisce circa 1.700 euro lordi al mese, mentre i consiglieri di amministrazione (Giampiero Novara e Giuseppe Chiarle) nemmeno un euro. «In quel caso abbiamo chiesto noi alla società, espressamente, di ridurre lo stipendio degli amministratori », ha detto l’assessore Franco Foglino. «Purtroppo, come Comune, non possiamo fare altro che sollecitare, chiedere, fare pressioni: sono poi gli organi sociali a decidere».

In Apro – società di formazione con gli occhi sempre puntati addosso – l’amministratore delegato Fulvio Mazzocchi percepisce 35 mila euro lordi l’anno, la presidente Carla Stella 17 mila e i quattro consiglieri di amministrazione 6 mila. Di per sé non si tratta di compensi stratosferici, ma non ci si può lamentare, soprattutto a paragone con le altre scuole professionali del circondario: per citarne alcune, nell’azienda di formazione partecipata da Dronero e Verzuolo il Presidente del consiglio percepisce il solo rimborso delle spese sostenute, mentre gli altri consiglieri, oltre al rimborso spese, si prendono un gettone di presenza di 50 euro a seduta.

Anche in Foral di Alessandria i consiglieri incassano un gettone di presenza (circa 74 euro). Il presidente del consorzio socio-assistenziale Alba, Langhe e Roero Roberto Giachino percepisce circa 10 mila euro lordi l’anno (al momento i compensi sono stati bloccati) e per i consiglieri si va da zero a 2.750 euro.

Lauti i compensi nel Consorzio albese braidese per lo smaltimento rifiuti: dai 30 mila euro l’anno per la presidente Anna Becchis ai 18 mila per il vicepresidente Giancarlo Balestra, ai 9 mila dei consiglieri di amministrazione.

Anche il Consorzio intercomunale per la cremazione ha un Consiglio di amministrazione che percepisce compensi da 3.500 a 11 mila euro l’anno.

Naturalmente ciascuna società fa storia a sé, come ha sottolineato Foglino: «Ci sono ruoli di responsabilità che è giusto retribuire, così come ci sono incarichi che comportano un notevole dispendio di tempo e di energie. Ci sono invece posizioni in società scarsamente operative che non giustificano compensi di alcun tipo. Come Amministrazione, abbiamo cercato di dare segnali di sobrietà, tagliando del 30% i nostri stipendi. Alcuni di noi – come il sottoscritto – rinunciano al compenso, ma a titolo personale. Abbiamo poi chiesto alle società di ridurre le indennità e continueremo a farlo, nei limiti dei nostri poteri».

Alessandro Cassinelli

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