Una morte bianca ogni ventiquattro ore

Parliamo con Andrea Magrini, professore di medicina del lavoro all’Università di Roma Tor Vergata. È stato uno dei relatori al convegno cuneese (vedi l’articolo qui).

Morti bianche

Come si può convincere un datore di lavoro a rispettare tutti i protocolli di sicurezza in ambito di trasporto? Molti incidenti e vittime sono causati proprio da negligenze riguardanti o imezzi o il monitoraggio dei conducenti.

«Di sicuro la “linea dura” non è la soluzione aurea. Bisogna far capire alle imprese che, investendo sulla sicurezza potranno, a lungo termine, ricavare innumerevoli benefìci, anche economici. Si tratta d’insegnare la prevenzione. Tutto ciò sarà facilitato grazie alle nuove normative, che rafforzano il principio della “responsabilità condivisa”: in caso di inadempienza in tema di sicurezza, non è solo il conducente a essere punito amministrativamente o penalmente, ma anche il datore di lavoro».

Il fenomeno dell’incidentalità è grave?

«L’Organizzazione mondiale della sanità calcola che ogni anno nel mondo muoiono un milione e 200 mila persone sulla strada. Si tratta di un fenomeno agghiacciante che, dicono le proiezioni, nei prossimi vent’anni è destinato a scalare la classifica della massime cause di mortalità.

Quanto all’Italia, l’Inail conteggia una diminuzione del 10 per cento degli incidenti mortali negli ultimi anni. Tuttavia, registriamo una morte bianca al giorno, ossia una persona ogni ventiquattro ore muore a causa di un incidente su strada legato al contesto lavorativo del conducente».

Quali sono i fattori che determinano l’elevato tasso di incidentalità lavorativa sulla strada? «Sono molteplici e coinvolgono i camionisti, gli autocarri e tutti i mezzi che si muovono per ragioni lavorative. Tra le principali cause d’incidenti troviamo gli orari troppo prolungati alla guida, la mancata efficienza psicofisica (ad esempio problemi alla vista, malattie varie), il mancato rispetto delle pause, l’inadeguata ergonomia del posto di guida, l’assunzione di farmaci con effetti collaterali imprevisti od omessi dalle dichiarazioni del conducente, lo stress causato dai turni notturni, dalle impellenze e dalle prescrizioni troppo serrate dei datori di lavoro.

Nella prevenzione, uno dei maggiori problemi che incontriamo è l’eccessiva arbitrarietà nell’interpretazione delle leggi. Gli schematismi non funzionano, ogni Asl ha una discrezionalità eccessiva. Ad esempio, la rilevazione e la conseguente gestione dei casi di assunzione di alcol o droga alla guida seguono parametri diversi: si finisce per provocare una confusione dispersiva e controproducente ».

Matteo Viberti

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