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Il “carbonverde” va pagato

Ad Alba lo chiamano combustibile da rifiuti di qualità speciale (cdr), ma alla Buzzi di Robilante – dove vorrebbero bruciarlo – l’hanno battezzato “carbonverde” e tale è rimasto per i non addetti ai lavori. Come Gazzetta ha spiegato a fine gennaio, il cdr è un prodotto derivato dal pattume che la cementeria di Robilante utilizzerebbe in luogo del pet coke. La sperimentazione – a spese di Buzzi, per 3 milioni di euro – è avvenuta nell’impianto di pretrattamento dei rifiuti del Consorzio albese- braidese (Coabser) a Sommariva del Bosco a partire dal 2009. Ora la fase di sperimentazione si è chiusa e i vertici della Società trattamento rifiuti (Str) devono decidere l’accordo con la cementeria di Robilante nata nel 1965 dalla terza generazione della famiglia Buzzi.

La strada – avviata dai contatti tra l’ex presidente del Coabser Mario Bertolusso e Sandro Buzzi – è stata spianata dalla Conferenza dei servizi di Cuneo che, presieduta dall’assessore Luca Colombatto, ha dato il via libera alla possibilità di utilizzare il cdr per alimentare il cementificio. L’autorizzazione prevede di bruciare materiale da rifiuti proveniente dal territorio provinciale e fino a una quantità massima di 110 mila tonnellate. L’assenso è arrivato dai sindaci di Boves, Roccavione, Robilante, Roaschia e Vernante, dal Presidente della comunità montana Alpi del mare, dall’Asl e dall’Arpa, oltre che dal Settore di tutela ambientale della Provincia. Dalle parti della Buzzi l’alimentazione del cementificio a “carbonverde” si legge come un miglioramento ambientale.

 

Carbonverde

La vasca con il combustibile prodotto dai rifiuti – il più noto “carbonverde” – a Sommariva del Bosco.


Spiega il presidente di Str Gianni Ranieri: «Lo studio di fattibilità che abbiamo commissionato ad Angelo Brunelli e Giovanni Genon del Politecnico di Torino ci conforta sul versante tecnico. Saremo in grado di mettere a disposizione a regime – quando gli impianti saranno riadattati con un investimento che si aggira sui 7-8 milioni di euro – 30-35 mila tonnellate l’anno di “carbonverde”, mentre nella prima fase la produzione sarà limitata a 10-12 mila tonnellate ». Il cdr di qualità si produce miscelando e triturando finemente la frazione secca dell’immondizia – scremata dei materiali riciclabili – con materiale plastico. Così facendo si elimina quella parte di pattume che finirebbe in discarica, allungando la vita di Cascina del mago. Ne abbiamo bisogno. La vasca diSommariva Perno – da aprile gestita direttamente da Str – è altrimenti data in esaurimento entro due o tre anni, forse meno. Tutto a posto, dunque? Ranieri: «L’accordo non è ancora stato discusso in Consiglio di amministrazione. Intendiamo chiedere alla Buzzi – che vorrebbe il “carbonverde” gratis – di pagare il prodotto, inmododa rientrare almeno in parte degli investimenti che dovremo mettere in campo per fabbricare il cdr di qualità a regime».

Maria Grazia Olivero

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