Tra i briganti del fisco

Ce ne sono di tutti i colori. I briganti – piccoli e grandi – della modernità non scippano con metodologie obsolete. Escogitano maniere inedite, sofisticate e sbruffone.

Il reato non è visibile ma sottile, con conseguenze devastanti: evadere tasse o frodare lo Stato significa privare di potenzialità il portafogli pubblico e sottrarre benessere agli individui. Un esempio lo porta l’Agenzia delle entrate piemontese durante l’incontro del 7 aprile, a Torino: in Piemonte esisterebbero sedicenti associazioni no profit aventi funzione di veri e propri club, con tanto di servizio ristorazione e discoteca. Senza permessi, senza versare un centesimo all’erario.

Ladri di oggi: evasori fiscali come la Banda BassottiL’Agenzia delle entrate ogni anno svolge un lavoro di recupero delle imposte evase. La procedura è complessa: decine di tecnici lavorano per scovare le frodi e dimostrare il reato. Talvolta, capita di entrare in contenzioso legale col contribuente, che ritiene di essere dalla parte della ragione.

A ciò si aggiunga la limitatezza delle risorse: come ha spiegato la direttrice dell’Agenzia piemontese, Rossella Orlandi, «il Piemonte si dimostra una delle regioni più virtuose nella lotta all’evasione. Tuttavia, il nostro operare non è sufficiente: è la cultura, l’atteggiamento di ogni singolo cittadino a dover cambiare. Le frodi fiscali esistono dovunque, ma in Italia la situazione si dimostra critica. Sono state smascherate vere e proprie organizzazioni che costruivano ad arte operazioni finanziarie e commerciali al solo scopo di abbattere il carico fiscale tramite la creazione di perdite e crediti d’imposta fittizi».

Nel 2010 l’Agenzia delle entrate del Piemonte ha portato nelle tasche del fisco oltre 778 milioni di euro, per 57.596 accertamenti effettuati. In tutto, le imposte non dichiarate ammontano a circa 1,5 miliardi (ma la somma effettivamente riscossa è minore). Si riscontrano miglioramenti rispetto al 2009, anno in cui vennero effettuati circa mille accertamenti in meno (56.873) e venne constatata una percentuale di “maggiori imposte” (la differenza tra ciò che il contribuente ha pagato e ciò che deve allo Stato in seguito ad accertamento) inferiore del 31 per cento rispetto al 2010.

Il totale del denaro riscosso nel 2009 ammontava a circa 790 milioni, ma il dato comprendeva anche le entrate straordinarie, pari a 61 milioni, derivanti dal recupero di alcuni “aiuti di Stato”: nel 2010 sono stati, in definitiva, recuperati 50 milioni in più.

Oltre alla problematicità, il fenomenodell’evas ione si trascina pesanti strascichi etici e morali. Orlandi, «prima ancora dell’erario e della collettività, a essere danneggiati sono gli imprenditori onesti, estromessi dal mercato a causa della concorrenza sleale di operatori economici senza scrupoli».

Tra le righe, la conferenza dipinge la lotta all’evasione come unica risorsa, disponibile nell’immediato, per recuperare denaro e ripristinare un tessuto economico e sociale dissestato. Emerge l’idea di un processo che parta “dal basso”: per raggiungere l’armonia è necessario concepire le proprie azioni in un’ottica collettiva. Ogni deficienza o inadempienza ha effetti invisibili ma disastrosi, si propaga nell’organismo sociale con violenza, innescando serie infinite di fratture. Teoria semplice, da applicabile o meno a partire dal singolo scontrino.

Matteo Viberti

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