33 licenziamenti alla Prato

Niente “cassa in deroga” per le maestranze della ditta meccanica sommarivese Prato. Nonostante la loro simbolica “occupazione” del municipio di dieci giorni fa e il coinvolgimento delle istituzioni (Comune, Provincia, Prefettura) nella trattativa, agli operai non è stato concesso questo ammortizzatore sociale (la cassa integrazione in deroga). Il curatore fallimentare non ha infatti accolto la richiesta dei sindacati di prorogare il sostegno economico al termine del periodo di cassa straordinaria, seguito al fallimento dell’azienda meccanica.

Operai

Gli ex operai “Prato” durante l’occupazione del Comune.

Bruno Gosmar, segretario Uilm di Cuneo, spiega: «Da oggi, 10 maggio, i 33 lavoratori della Prato sono stati licenziati e messi in mobilità. La posizione della curatrice fallimentare, la dottoressa Giulia Bisanti di Torino, è stata irremovibile. Nonostante le diverse sollecitazioni, non ha concesso la cassa in deroga, che avrebbe permesso ai lavoratori un po’ più di tempo per trovare un nuovo impiego». Per gli operai si prospetta un periodo di mobilità (a circa 700 euro al mese) che, per quelli che hanno meno di quarant’anni di età, durerà al massimo un anno. Ricordiamo che l’azienda aveva chiuso i battenti nell’aprile 2010 e alla fine di quello stesso mese il giudice aveva accolto l’istanza di fallimento che vedeva coinvolti i 42 dipendenti (38 operai e 4 impiegati) per i quali si prospettava la cassa straordinaria. «Molte famiglie», commentano alcuni ex dipendenti, «stanno vivendo un periodo di grandi difficoltà e ci sono poche possibilità di trovare nuovi impieghi, anche lontano da casa».

Valter Manzone

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