La cicogna volerà via da Bra?

La notizia circolata nei giorni scorsi – proveniente da fonti molto bene informate – ha creato malumori e preoccupazioni in città: l’Asl sarebbe intenzionata a chiudere il punto nascite dell’ospedale Santo Spirito e le partorienti di conseguenza sarebbero indirizzate ad Alba. Tuttavia se Atene piange Sparta non ride: all’ospedale di Alba verrebbe chiusa ginecologia e potenziato il medesimo reparto a Bra, con il trasferimento del personale albese. Un quadro che ha messo in agitazione gli amministratori braidesi, ma anche il personale sanitario dei reparti interessati delle due città.

Secondo i bene informati, si tratterebbe di una ristrutturazione destinata a essere attuata a breve, forse già dopo le ferie estive. Una decisione che ha all’origine la mancanza di medici pediatri e di conseguenza la difficoltà a gestire due punti nascita.

La mancanza di pediatri, per il servizio ospedaliero e per quello sul territorio, è un problema ormai cronico, che affligge molte Asl del Piemonte, perché le scuole universitarie di specializzazione diplomano molti meno pediatri di quanti ne vanno in pensione. Così le Aziende sanitarie, e quella di Alba-Bra è una di queste, sono costrette a ricorrere a specialisti pagati “a gettone”, ovvero a pediatri liberi professionisti che garantiscono il loro servizio all’Asl dietro pagamento. Alla base poi di questa scelta vi sarebbe anche la necessità di tagliare le spese della sanità da parte della Regione per fare quadrare i bilanci.

Attualmente il servizio di pediatria ad Alba è attivo 24 ore su 24, mentre a Bra vi è una presenza costante di giorno e la reperibilità di notte.

Proprio la questione della chiusura del punto nascite braidese costituirebbe il cuore di quelle «voci su razionalizzazioni e ricollocazione dei servizi sanitari a Bra» per le quali il sindaco Bruna Sibille, d’accordo con l’assessore provinciale Roberto Russo (braidese esponente del Pdl), ha chiesto con urgenza un incontro al direttore generale dell’Asl Cn2 Giovanni Monchiero, incontro al quale ha invitato anche gli altri rappresentanti del territorio a livello provinciale e regionale.

Bruna Sibille preferisce non entrare nel merito della questione prima dell’incontro fissato per lunedì 30 maggio (mentre Gazzetta andava in stampa), ma sottolinea come «la scelta lungimirante ma non priva di pratiche conseguenze, di delocalizzare a Verduno in un’unica struttura i servizi sanitari del territorio albese e braidese, deve però essere preceduta da un percorso che non determini penalizzazioni per le comunità, che hanno non solo accettato, ma anche proposto, razionalizzazioni dei servizi sanitari. Tutto ciò al fine di disporre di strutture adeguate e qualificate per soddisfare i loro bisogni. D’altra parte era stato garantito che prima dell’attivazione del nuovo ospedale non ci sarebbero state riduzioni di servizi al Santo Spirito e al San Lazzaro».

Il direttore generale dell’Asl Cn2 Giovanni Monchiero da parte sua afferma: «Si tratta di un pour parler che gira da tempo, perché mancano i pediatri e il problema si sta aggravando. Per ora però non c’è ancora alcun progetto. Lunedì (ieri, ndr) ne discuteremo con i rappresentanti dei Comuni e degli altri enti. Per ora non posso dire di più».

Diego Lanzardo

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