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La fondazione venderà azioni e Bra perderà il controllo della Crb?

 

CRB

 

Si fanno sempre più insistenti, e autorevoli, le voci circolanti in città riguardo una vendita – da parte della fondazione Cassa di risparmio di Bra, che attualmente detiene il pacchetto di maggioranza – di una consistente quota delle azioni della Cassa di risparmio di Bra spa, tanto che secondo alcuni nel medio periodo il controllo della banca non sarà più in mani braidesi. Alla base di questa decisione ci sarebbe la necessità di rispettare i parametri di “Basilea 3”, l’accordo stipulato dal Comitato di Basilea sulla vigilanza bancaria per rafforzare il patrimonio delle banche ed evitare crisi globali future, dopo quelle registrate negli ultimi tre anni. In sostanza alle banche viene chiesto di rafforzare notevolmente il patrimonio che sta a garanzia della loro attività, sia per quanto riguarda la quantità sia per la sua qualità. Si vuole evitare, insomma, che accada quanto è avvenuto negli ultimi anni con il fallimento anche di grandi banche. L’adeguamento del patrimonio è un impegno che nel prossimo futuro potrebbe riguardare molte banche, grandi e piccole. Anche se la presidente della fondazione Crb, Donatella Vigna, e il presidente della Cassa di risparmio di Bra, Franco Guida, ufficialmente smentiscono vendite di pacchetti azionari a breve termine, fonti di primo piano del mondo economico-bancario e di quello istituzionale braidese confermano che le grandi manovre sono iniziate. Probabilmente il primo passo sarà rappresentato dall’approvazione del nuovo Piano industriale della banca, che come spiega il presidente Guida sarà approvato all’inizio dell’autunno e che prevederà un rilancio dell’attività dell’Istituto. Per rispettare i parametri di “Basilea 3”, a fronte di una maggiore attività e quindi di una maggiore esposizione a rischi, la Crb dovrà disporre di un maggiore capitale accantonato. Per la ricapitalizzazione di un’azienda si chiede in sostanza ai soci di versare del denaro per rimpolpare il capitale della società. Non disponendo le fondazioni bancarie di grande liquidità, visto che la loro funzione è quella di distribuire a scopo sociale gli utili fatti dalle banche, sarebbe giocoforza per la fondazione Crb vendere una parte delle sue azioni e con il ricavato versare la ricapitalizzazione sulle azioni rimaste in suo possesso. Oppure potrebbe lasciare agli altri soci l’onere di rinforzare il capitale sociale, nel qual caso diminuirebbe la quota di partecipazione della fondazione Crb. Il più probabile acquirente sarebbe la Banca popolare dell’Emilia Romagna, che oggi già possiede il 31,02% di azioni della Crb (il 68,98% è in mano alla Fondazione). L’operazione di per sé sarebbe positiva perché rafforzerebbe la solidità patrimoniale della Cassa di risparmio di Bra. Il nodo della questione è piuttosto chi comanderà in futuro e quale sarà la quota di utili futuri della banca destinati alla Fondazione e spendibili sul territorio, quota che è proporzionale alla proprietà del capitale. Oggi il controllo della banca è in mano alla Fondazione e di conseguenza dei braidesi, considerato che i vertici della Fondazione sono nominati da Comune di Bra, Comuni del Roero, Arciconfraternita dei Battuti neri, Camera di commercio, Provincia (che devono indicare persone residenti a Bra) e associazioni delle categorie produttive. Secondo fonti bene informate, la Fondazione potrebbe cedere in un primo momento un pacchetto pari a circa l’8-10% del totale delle azioni, ma nel medio periodo – per ottemperare ai parametri di “Basilea 3”, progressivamente più restrittivi fino al 2020 – arriverebbe a cedere la maggioranza della proprietà, invertendo i rapporti di forza attuali, con un 30% circa delle azioni che resterebbero in mano alla Fondazione, mentre il restante 70% (e con esso il controllo) andrebbe alla Banca popolare dell’Emilia. Dunque una banca più solida, ma anche più “straniera”.

Diego Lanzardo

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