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Un comunista a Mediaset

Nomina Berlusconi, la campana si mette a suonare e lui rivolge le mani al cielo, con sguardo di devozione: noto mattatore, oltre che stimato presentatore televisivo, Piero Chiambretti non smentisce la fama di provocatore che lo precede, seppur lontano dalle telecamere milanesi del suo Chiambretti show. Alla presentazione del Roero Arneis 2010 Docg, Pierino è un po’ malato, ma non si risparmia. E per diverse volte nomina il suo amico Fassino… una casualità, appena prima delle amministrative?

Se lo ricorda Guido Sacerdote, autore e produttore televisivo albese?

«Certo che lo ricordo, ma non sapevo fosse di Alba: è stata una delle prime persone che ho conosciuto in televisione, giudice di un provino a cui partecipai, per la Rai».

In quell’occasione lei fu scelto tra 9.000 persone. Adesso che – ha detto – «basta un’inquadratura giusta, per diventare il numero 1», cosa è cambiato?

«È cambiato tutto: basta guardare la televisione di oggi e vedere quali sono i falsi miti che la occupano per capire com’erano invece i veri miti di quella di ieri. Venivano dall’avanspettacolo, dalla commedia e dal cinema; era un’altra musica».

Perché una ballerina del Moulin rouge che fa uno spogliarello nel suo programma dovrebbe apparirci di classe, mentre una velina, anche se più vestita, è giudicata trash? Dov’è la differenza?

«La differenza sta in chi fa le cose, oltre, ovviamente, in come le si fanno. Uno può stare anche nudo in piazza del Popolo e risultare una scultura vivente, un altro, vestito alla Pellerina, sembrare solo un elemento da cacciare. Dipende tutto dal lavoro, che deve essere di qualità».

E dal riconoscerlo…

«Ma le differenze nella vita… prima o poi si vedono».

Che cosa si aspettava di trovare a Mediaset lei, che ha sempre dichiarato il suo voto a sinistra, e che cosa ha trovato?

«Dopo la mia esperienza a La 7 sono arrivato su Canale 5 con l’intento di far fallire Mediaset: la chiamavo missione “Cavallo di Troia”. Sapevo che avrei avuto più visibilità e un gran budget per il mio programma; ciò che non mi sarei aspettato era la libertà. Ho avuto carta bianca da Berlusconi, che si preoccupa tanto della tv di Stato, ma nemmeno si rende conto di quanti “comunisti” ci siano nelle sue televisioni».

Chiara Cavalleris

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