Acqua, il futuro appare molto incerto

Disinformazione? Un artista italiano diceva che è l’attitudine a selezionare opinioni altrui e appiccicarsele, senza vaglio.

Quanti degli italiani andati alle urne il 12 e il 13 giugno sapevano che cosa abrogavano? Quanti albesi, ad esempio, conoscono il funzionamento del servizio idrico locale, le modalità di gestione, i cambiamenti futuri? Su questo punto, Gazzetta ha cercato di diradare le ombre.

 

Italia e gestione dell'acqua

 

Il sistema è tanto complesso quanto ricco d’implicazioni per la quotidianità. Il sistema idrico locale (tre le sue componenti: acqua potabile, rete fognaria e depurazione) fa capo all’Ato, l’Ambito territoriale ottimale. A differenza del resto d’Italia, l’Ato cuneese non ha autonomia gestionale, ma è una “costola” della Provincia, presieduto da Gianna Gancia (la quale ha consegnato la delega all’assessore provinciale Luca Colombatto).

In genere, il sistema idrico prevede un assetto programmatico e di controllo (presieduto dalla parte pubblica) e una funzione di gestione (assumibile dal pubblico o dal privato). Ad esempio, ad Alba la fognatura è gestita dal pubblico (Sisi, Società intercomunale servizi idrici), mentre il servizio di distribuzione dell’acqua potabile è affidato a Tecnoedil, società privata del gruppo Egea. Altre città, come Bra, Saluzzo e Savigliano, presentano una gestione del servizio idrico interamente privata. Entro il 2016, le disposizioni governative prescrivono di adottare una gestione unitaria. Saranno istituiti bandi internazionali, che verranno vinti dai candidati gestori sulla base del criterio meritocratico.

Questo il quadro nelle sue linee sintetiche. Parliamo con l’assessore Franco Foglino, il quale spiega. «L’Ato non assolve alla funzione che le competerebbe. Svolge un compito burocratico, non possiede efficacia dal punto di vista gestionale». Ma veniamo al referendum. Prosegue Foglino: «Secondo le disposizioni governative, le società pubbliche (Sisi, ad Alba) avrebbero dovuto cedere il 40 per cento dell’attività a un privato. In pratica, sarebbe stato come obbligare le società a svendere: una prescrizione ingiusta».

Il referendum ha cambiato le cose. Foglino: «Vincere il referendum è stata una conquista. Tuttavia, non bisogna radicalizzare: credo che il sistema di gestione dell’acqua non possa rimanere esclusivamente pubblico: mancano risorse, in troppe località assistiamo a sprechi e cattiva manutenzione. L’idea di privato non è errata in assoluto, ma deve essere supportata da un rigido sistema di controllo e sorveglianza, affinché le speculazioni e la malagestione vengano intercettate sul nascere».

L’avvenire è incerto, spiega Foglino. Non nell’immediatezza – il referendum ha avuto l’effetto di lasciare intatto l’assetto attuale – ma nel lungo termine: per il 2016, amministrazioni ed enti gestori dovranno prepararsi a fronteggiare una situazione di cambiamento. Difficile ipotizzare o prefigurare. Di certo, è meglio conoscere il sistema. Nelle sue funzioni e, soprattutto, nelle persone che ne reggono le fondamenta (vedi l’intervista con Gian Piero Moretto e il punto di vista di Fulvio Baratella).

m.v.

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