Bra chiede una medaglia per l’aiuto alla Resistenza

Bra potrebbe essere insignita di medaglia d’oro al merito civile per i sacrifici sopportati durante la guerra di liberazione dal nazifascismo. Nei giorni scorsi il Comune ha trasmesso al Ministero degli interni la delibera con cui la Giunta comunale ha formalizzato la richiesta. «La proposta è motivata dalle numerose e complesse vicende vissute fra l’8 settembre 1943 e il 26 aprile 1945 sul territorio braidese», sottolinea il sindaco Bruna Sibille, che ha seguito la pratica in prima persona. «In quei venti mesi ogni ceto sociale della città offrì il proprio contributo per ostacolare, a volte anche a costo della vita, l’offensiva nazifascista».

La città, già all’indomani dell’8 settembre, si trovò a dover affrontare diverse emergenze: essendo città di caserme, fu alle prese con migliaia di soldati sbandati che furono assistiti dalla popolazione. Il primo e il più energico in quei momenti fu il cancelliere capo della Pretura, Paolo Vercelli, che, grazie a un abitificio braidese, recuperò indumenti civili per i soldati sbandati. Nella sua opera fu sostenuto dal clero. Soprattutto i frati cappuccini del Seminario francescano garantirono un sostegno prezioso ai ricercati, nascondendoli e fornendo loro i primi mezzi di sostentamento.

Anche il sacerdote don Giacomo Gandino di San Matteo diventò presto un sicuro punto di riferimento in quell’opera di protezione. Nei mesi che seguirono, tra le forze partigiane già organizzate e il religioso si instaurò un rapporto di strettissima collaborazione che si manifestò con le azioni più varie: dal nascondere il materiale dei lanci in canonica a dare asilo ai partigiani.

Tutti gli uffici pubblici, compresi quelli comunali, si prestarono a collaborare per limitare i danni ai cittadini perseguitati. I contadini da parte loro fornivano aiuto materiale ai partigiani, subendo per questa loro attività rappresaglie feroci e uccisioni. Durante i primi mesi del 1944, alcuni dei partigiani braidesi si allontanarono da Bra per inquadrarsi, in montagna o nelle Langhe, nelle diverse formazioni denominate “Garibaldi”, “Giustizia e libertà” e “Matteotti”, mentre coloro che rimasero in zona confluirono nella XII Divisione autonoma, che prese il nome dal territorio di appartenenza. Questa formazione ebbe i suoi fondamenti in un’organizzazione di zona: il 26 ottobre 1943 il capitano Icilio Ronchi della Rocca venne incaricato del comando del movimento di Resistenza nel braidese e dintorni, ed è con la sua direzione che nacque una prima formazione armata, la quale, con il trascorrere dei mesi, si sviluppò prima a battaglione, poi a brigata e infine si confermò nella XII Divisione partigiana Bra.

«La relazione illustrativa a corredo della richiesta», conclude il sindaco Sibille, «sarà preparata dalla dottoressa Vanna Ariolfo, funzionario del Comune di Bra, e dal geometra Giancarlo Ciberti, segretario provinciale dell’Associazione nazionale bersaglieri, esperto di queste procedure per aver collaborato alla stesura delle relazioni presentate dai Comuni di Cherasco e Narzole, rispettivamente insignite della medaglia d’argento e di bronzo al merito civile».

Diego Lanzardo

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