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La grande rete ha detto “sì”

Mai come in questo referendum Internet e i social network hanno influito sulle votazioni.

Il 9 giugno, ad esempio, su quasi tutti i blog, in ogni parte d’Italia, è comparso lo stesso messaggio a favore del voto al referendum: «4 sì per quelli che passeranno».

Un fatto non casuale, perché il tam tam del popolo della rete era partito prima: un blogger ha inoltrato l’email con tutto il necessario per il post (così si chiama ogni articolo pubblicato da un blogger sul suo sito) e a loro volta i suoi contatti l’hanno girato ad altri blogger e così via.

È stato definito un “post a reti unificate”, uno strumento nuovo, almeno in Italia, per controbattere ai messaggi a reti unificate della politica. Ma questa volta non c’è alcun dubbio: ha vinto la rete. La capillare diffusione delle notizie su Internet ha schiacciato la “vecchia” televisione.

Mentre da un lato i telegiornali nazionali facevano errori – errori? – sulla data del referendum, loro erano lì, i blogger, dalle loro abitazioni virtuali, e i frequentatori dei social network come Facebook e Twitter, a correggere le notizie e continuare a ribadirle fino all’ultimo. Dunque, il risultato del referendum è stato espressione della volontà soprattutto dei giovani, che sono i più assidui frequentatori del web, anche se, ad esempio, in fatto di blog, impazzano ultimamente quelli gestiti da nonne, nonni, e, soprattutto, mamme; ma questa è un’altra storia.

Dopo anni di (quasi) silenzio, il popolo ha deciso di scendere in campo, con i mezzi che ha a disposizione; smentendo tutte le teorie secondo le quali ai cittadini bastano pochi slogan, qualche frase fatta e un po’ di chiacchiere da bar, migliaia di persone di tutte le età hanno unito le loro forze per riprendere in mano le redini del Paese. Al di là dell’aspetto politico dell’esito del referendum, che può essere valutato positivamente o negativamente, è un fatto importante, da non sottovalutare.

a.r.

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