«La vera lotta inizia adesso»

L’affluenza alle urne referendarie ad Alba si è attestata su livelli superiori rispetto alla media nazionale.

Durante la votazione, ha spiegato uno scrutatore di un seggio di corso Europa, «storicamente, la città ha dimostrato una grande partecipazione», lasciando intendere la prevedibilità del risultato. Ma il 12 e il 13 giugno è capitato qualcosa di più profondo. Anche sotto le torri, una nuova metodologia comunicativa e di sensibilizzazione ha preso piede, sollecitando i disinteressati e inducendo i dubbiosi a sfoderare la tessera elettorale.

In gran parte è merito del Comitato referendario. Che alla sua azione divulgativa ha dato sistematicità e organicità sorprendenti.

Ne parliamo con Zeno Foderaro, uno dei rappresentanti.

Come nasce il Comitato, Foderaro?

«Inizialmente il gruppo operava – in collaborazione con alcuni partiti, tra cui l’Italia dei valori, di cui faccio parte – sui due quesiti referendari relativi al servizio idrico. Poi, seduti a un tavolo, ci siamo guardati e ci siamo chiesti: “Perché non estendere l’azione a tutti e quattro i temi?”. Così abbiamo incluso il legittimo impedimento e l’energia nucleare. Da quel momento sono passati alcuni mesi: siamo andati tra la gente, sui siti Internet, sui social network. Obiettivo: estendere il più possibile la consapevolezza».

Sforzi premiati, a quanto pare.

«Già. È stata la vittoria del passaparola, perché il Governo e gli oppositori del referendum hanno messo in atto azioni di sistematico depistaggio, vero e proprio sabotaggio della partecipazione. Così come le reti televisive non hanno brillato per onestà divulgativa. Comunque, i risultati parlano chiaro. Pensi che ad Alba un seggio – il numero 128, di corso Europa – ha oltrepassato il 70 per cento di votanti. Girando per le urne a registrare l’affluenze, ho visto “colonie” di anziani, che erano la parte di popolazione più “a rischio” disinformazione. Tutto ciò fa ben sperare. Anche perché la lotta, quella vera e propria, inizia ora».

In che senso?

«Il successo dev’essere mantenuto. Il Governo ha più volte lasciato intendere – neanche tanto tra le righe – che, nonostante il giudizio degli italiani, proseguirà nei propri intenti. Sia sul fronte energetico, sia su quello giudiziario, sono in molti a sospettare qualche mossa da parte dell’Esecutivo. Ad esempio, potrebbe riproporre provvedimenti con diversa forma, ma analoga sostanza a quelli respinti dal referendum. In tal caso, saremmo punto a capo».

Matteo Viberti

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