Persi 1.800 posti di lavoro

Nel 2010 l’astigiano ha perso ben 1.800 posti di lavoro. Un numero esorbitante per una provincia che conta appena 220 mila abitanti. Comehanno sottolineato i sindacalisti della Cgil durante un convegno organizzato dal dipartimento lavoro del Pd a cui si deve uno studio approfondito sulla situazione dell’occupazione, è il dato più elevato in percentuale del Piemonte. Ma ai disoccupati bisogna aggiungere più di 2 mila persone in mobilità, anticamera quasi sempre di disoccupazione.

I recenti avvenimenti che hanno riguardato Way Assauto, Askoll e Gate stanno a dimostrare che il ridimensionamento dell’industria metalmeccanica è un processo che non si è ancora stabilizzato. In parte sono coinvolti anche i trasporti e l’Asl, che non prevedono nuove assunzioni per i prossimi 3 anni.

L’onorevole Cesare Damiano, esponente del Pd nella Commissione lavoro della Camera, ha sottolineato l’importanza di rendere il costo dell’occupazione a tempo indeterminato più basso di quello flessibile. Intanto, nei giorni scorsi, i tecnici cinesi della Cijan, la multinazionale che ha acquistato la Way Assauto per poco più di un milione di euro, hanno effettuato un nuovo sopralluogo nello stabilimento. Si stanno mettendo a punto le tecniche da adottare per fare ripartire la produzione di ammortizzatori per auto, a cui dovrebbe essere dato il via tra agosto e settembre.

In calendario non sono previsti incontri con le istituzioni, anche se una richiesta in tal senso è stata fatta unitariamente dagli amministratori di Comune, Provincia eCamera di commercio. Rimane sempre in piedi l’offerta dell’Amministrazione comunale, pronta a mettere a disposizione un terreno in ambito Pip (Piano degli insediamenti produttivi) per la costruzione di un nuovo stabilimento, a condizione che esso rimanga ad Asti. I sindacati e la Rsu sono in attesa, intanto, del piano industriale che dovrebbe sancire ufficialmente le intenzioni della Cijan. Si prevede una consistente sforbiciata all’occupazione, con l’assunzione iniziale di alcune decine di addetti su 230 ancora in forza. Giuseppe Sini

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