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Il “no” al nucleare fa bene a Egea

Pierpaolo CariniEgea ha appena concluso l’aumento del capitale sociale, che passa da 17 a 47 milioni di euro. Molti soci industriali hanno esercitato il diritto di opzione e si è registrato l’ingresso di dieci nuovi soggetti, anche non locali. Tutto ciò fa parte di una strategia di espansione di Egea? Lo chiediamo a Pierpaolo Carini, amministratore delegato del Gruppo.

«La sostanziale totalità dei soci industriali “storici” ha esercitato il diritto di opzione e questo attesta il livello di fiducia in Egea. I nuovi soggetti industriali e bancari, oltre a portare nel Gruppo un bagaglio variegato di esperienze e competenze, rafforzano il nostro radicamento nell’albese e nel cuneese e lo estendono al resto del Piemonte. Questa operazione di allargamento della compagine azionaria si inserisce nel modello di consolidamento e sviluppo del Gruppo, che considera motore determinante della propria crescita l’aderenza al territorio».

La presenza del pubblico sembrerebbe destinata a ridursi, dal momento che i Comuni non hanno i fondi per sottoscrivere aumenti di capitale. Egea sta peraltro pensando a un aumento di capitale che potrebbe coinvolgere soci pubblici mediante il conferimento di partecipazioni societarie. Può illustrare meglio questi scenari?

«Lo ribadiamo spesso: la parte pubblica è fondamentale per Egea, e anche al di là delle azioni da essa detenute, che assommano a circa il 10 per cento. L’apertura a soci pubblici è stata in effetti un’azione determinante, come lo è stata l’adozione del regime dualistico attraverso il quale la stessa parte pubblica trova, a norma di statuto, uno spazio privilegiato di controllo e indirizzo delle politiche aziendali. Stiamo ipotizzando forme diverse di apporto, per aumentare il numero di azioni detenute dai Comuni nell’assetto societario tramite la cessione di partecipazioni a società i cui business siano di interesse di Egea o affini alle attività e alle competenze che abbiamo. In questo modo i Comuni avranno l’opportunità di razionalizzare le proprie partecipazioni, eventualmente accentrandole in Egea. Al tempo stesso la nostra azienda potrà esprimere la vocazione di azienda multiservizi del territorio».

Il valore della produzione di Egea è passato da 331 milioni di euro nel 2009 a 518 nel 2010. Il mercato che tira di più è quello dell’energia elettrica. L’abbandono del nucleare da parte del nostro Paese consente a Egea di proseguire nella sua politica di apertura di nuovi impianti e di continuare a guadagnare fette di mercato. È così?

«Ho mai negato le mie riserve su un Piano nucleare italiano da avviare oggi. Detto questo, l’esito del referendum sul nucleare nulla toglie e nulla aggiunge al piano industriale di Egea. I dati del bilancio consolidato 2010 confermano la bontà delle scelte aziendali anche dal punto di vista industriale e ci spronano a proseguire su questa strada: impianti di cogenerazione ed energie rinnovabili, di piccola e media taglia, che ottengono autorizzazioni in tempi rapidi, hanno un minor impatto ambientale, fanno crescere il tessuto produttivo».

Quest’anno il Gruppo distribuisce congrui dividendi agli azionisti . Una buona notizia per i Comuni e per gli altri soci. Continuerà anche il prossimo anno la politica di distribuzione degli utili?

«In effetti, gli azionisti di Egea fino al 2008 hanno scelto di reinvestire gli utili generati dall’attività per lo sviluppo dei numerosi progetti aziendali. Dallo scorso anno, con l’incremento degli utili e l’entrata a regime di diversi impianti, la società ha cominciato ad avviare una politica di distribuzione degli utili, a completamento della rilevante crescita di valore del titolo registrata negli ultimi anni. Lo scorso anno il dividendo distribuito è stato pari a 0,30 euro per ciascuna azione, quest’anno l’assemblea ne ha approvato l’incremento a 0,50 euro ed è verosimile ipotizzare un’ulteriore crescita se supportata da un costante sviluppo dell’azienda ».

Alessandro Cassinelli

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