Se l’incertezza è nell’anima

Don Bernardino GiordanoDon Bernardino Giordano è un teologo morale, intervenuto al convegno del Gruppo giovani imprenditori di Confindustria Cuneo (vedi questo articolo) per offrire una prospettiva umanistica ed esistenziale sulla condizione dei giovani italiani. Restare o andare? È la domanda alla base del convegno di Saluzzo.

Cosa risponderebbe, don Giordano?

«Alla base del quesito opera un’altra domanda: che valore attribuisco al mio futuro? Che valore hanno per me i desideri, le nostalgie, i sogni, le illusioni? Cresciamo in una società nella quale si tende a prevedere il domani, a controllarlo, a gestirlo, a calcolarlo. In parte ciò è normale, ma perdiamo di vista che l’avvenire è sconosciuto. Che non siamo in grado di prevederlo. Dobbiamo interrogarci su tutte queste variabili – principalmente interiori, più che oggettive o “esterne” – prima di formulare una risposta alla domanda».

Quindi, a suo avviso, le persone faticano, perché perdono di autoconsapevolezza e riflessività?

«Dico solo che sovente la gente non conosce la ragione per cui vive e questa è una grande fonte di incertezza. Rispetto alle generazioni precedenti disponiamo di strumenti adeguati (si pensi alle nuove tecnologie), ma le speranze sono meno vissute, non intuiamo né padroneggiamo le modalità con cui guardare il futuro. Siamo pervasi da maggiore incertezza».

È l’individualismo radicale, da molti criticato come l’origine di tutti i mali?

«Da solo posso andare più veloce, ma insieme possiamo andare più lontano, dice un aforisma. L’eccesso d’individualismo porta sostanzialmente a solitudine e irrigidimento dei rapporti, per cui bisogna diffidarne. D’altra parte, conviene mantenere i ruoli, per evitare un’eccessiva confusione di identità».

Sì, ma pure la situazione “oggettiva” ci mette il suo. I tagli, le razionalizzazioni di risorse, le prospettive frantumate, la disoccupazione…

«Un conto è la fotografia del problema, un conto è la prospettiva, il modo di elaborare soluzioni. Sicuramente la situazione non è rosea, ma è questa la nostra sfida».

m.v.

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