Biglio: «Siamo noi l’Italia delle maniche rimboccate»

Ruolo di primo piano per i Comuni della sinistra Tanaro alla dodicesima edizione dell’assemblea e festa nazionale dei piccoli Comuni, il 1° ottobre a Perano, in Abruzzo. A portare la voce roerina nell’assemblea nazionale sono stati i sindaci di Priocca Marco Perosino (moderatore dell’assemblea del sabato pomeriggio) e di Santo Stefano Roero Renato Maiolo, i guarenesi Piero Rivetti, vicesindaco, e Giuliana Borsa, assessore alla cultura, e Giuseppe Piumatti, assessore di Ceresole, nonché segretario dell’associazione.

La delegazione roerina ha raccontato delle proposte di disobbedienza civile che hanno caratterizzato gli incontri dei 200 sindaci, decisi ad avviare un dialogo a livello ministeriale per opporsi all’art. 16 della manovra finanziaria, che prevede l’accorpamento dei piccoli Comuni, ovvero 5.736 paesi con meno di 5.000 abitanti.

Molte le proposte forti. Dalla minaccia di dimissioni di tutti i sindaci dell’associazione, alla richiesta di revocare la norma perché in contrasto con la Costituzione, che riconosce il Comune quale ente autonomo e indipendente, all’idea di presentare una proposta di legge di iniziativa popolare affiché per tutte le cariche elettive (compresi deputati e senatori) viga il limite dei due mandati.

Ha prevalso, comunque, la linea del dialogo, senza trascurare la possibilità di perseguire la strada della protesta, qualora venga meno l’intesa con le istituzioni centrali. Previsto in quest’ottica un incontro con il ministro Roberto Calderoli nei prossimi giorni. La presidente del sodalizio (e sindaco di Marsaglia) Franca Biglio ha salutato l’assemblea con la consueta combattività: «Siamo noi l’Italia delle maniche rimboccate. Costanza e determinazione ci faranno raggiungere i nostri obiettivi ».

Domenica, nel minuscolo Comune di Montelapiano (70 abitanti), simbolo del piccolo che scompare, è stato inaugurato un monumento con inciso il celeberrimo passo di Cesare Pavese, divenuto un “manifesto” per l’Anpci: «Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti».

Marcello Pasquero

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