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Cota governerà fino al 2015

Roberto Cota potrà governare il Piemonte per tutto il mandato, fino alla primavera 2015. Mercoledì 5 ottobre la Corte costituzionale ha respinto la questione sollevata dal Consiglio di stato a proposito delle firme false presentate dalla lista Pensionati per Cota. La decisione della Consulta non ha chiuso il caso, perché ha stabilito che le eventuali irregolarità elettorali andranno stabilite con un processo civile. Tempi “biblici”, dunque, per completare i tre gradi di giudizio in sede civile. Bisogna ricordare che il Tribunale, in sede penale e in primo grado, aveva stabilito la colpevolezza del capolista Michele Giovine.

I giudici della Consulta, presieduti da Alfonso Quaranta, hanno dichiarato non fondato il quesito avanzato dal Consiglio di stato. Il massimo organo giudicante amministrativo – anche per ragioni che riguardano la velocità della giustizia – aveva chiesto alla Consulta di cancellare quelle norme che non permettono ai giudici amministrativi di decidere autonomamente sui falsi elettorali, ma la risposta è stata “no”, ribadendo così la divisione di competenze tra i diversi tribunali.

Anche se Giovine è già stato condannato, in primo grado, a due anni e otto mesi, solo un apposito processo civile può certificare la falsità delle firme che aveva raccolto. Al Tar e al Consiglio di Stato, dunque, non resta che aspettare in quanto la causa civile è appena cominciata e la prossima udienza è fissata il 12 ottobre.

Bresso.«Purtroppo», è il commento di Mercedes Bresso, «la Corte non ha riconosciuto la particolarità del procedimento giudiziario in materia elettorale. Vorrà dire che per avere giustizia in caso di elezioni palesemente truccate bisognerà aspettare oltre la durata dei mandati politici».

Sul caso Pensionati l’ex governatrice non ha mezzi termini: «Si tratta di un falso palese già accertato dal Tribunale penale di Torino, nella cui sentenza è chiara la modalità criminale della lista a sostegno di Cota. Ci troviamo di fronte a una privazione di giustizia».

Cota. «L’ex presidente deve smetterla di insultare i piemontesi che hanno votato Cota», le risponde Mario Carossa, capogruppo della Lega in Consiglio regionale. Enzo Ghigo, coordinatore piemontese del Pdl, invita la Bresso a rassegnarsi: «Spiace che per non aver accettato una sconfitta sul campo si sia dovuti arrivare addirittura a una pronuncia della Corte costituzionale».

La notizia, rimbalzata da Roma, ha acceso un putiferio durante la seduta – poi sospesa – del Consiglio regionale di mercoledì scorso, quando si sono scatenati gli sfottò contro l’ex presidente Mercedes Bresso, promotrice dei ricorsi. I leghisti si sono alzati nei banchi, sollevando ciascuno un cartello in modo da comporre la scritta: “A volte rivincono i buoni”. Uno di loro, Paolo Tiramani, prima di venire espulso dall’aula, si è tolto la giacca sfoggiando una maglietta verde su cui compariva la dicitura: “Bresso cucù, due ricorsi non ci sono più”.

«Non capisco cosa ci sia da festeggiare, se non forse i bizantinismi del nostro sistema giuridico che ci dirà chi aveva ragione quando non servirà più», ha commentato Mino Taricco (Pd).

g.s.

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