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Una casa per i rifugiati

Sono 58 i rifugiati accolti, dalla scorsa settimana, dal Cufrad (Centro francescano di volontariato) di località Paolorio. Una struttura specializzata per la cura dell’alcolismo e delle patologie correlate, che ospita 130 pazienti tra tossicodipendenti e alcolisti.

rifugiati-ivoriani

In attesa di essere chiamati dalla Questura di Cuneo per conoscere il loro destino   (otterranno il permesso di soggiorno o saranno rimpatriati), i profughi arrivano direttamente da Lampedusa. Si tratta di tre nuclei di persone. Dodici di loro, tutti giovanissimi tra i 18 e i 27 anni, sono della Costa d’Avorio, francofoni. Gli altri 46 parlano invece inglese e sono nigeriani: tra questi, tanti giovani, ma anche quarantenni che arrivano dalla Libia dove lavoravano come meccanici, artigiani e operai e dove hanno acquisito ottime professionalità.

«Gli ivoriani sono in fuga dalla guerra civile», spiega Fabrizio Gagnor, presidente del Cufrad. «Hanno raccontato il loro lunghissimo viaggio per arrivare fin qui. Alcuni dicono di averci messo un anno ad attraversare l’Africa per giungere in Libia e imbarcarsi. I nigeriani invece sono scappati dalla guerra libica, sono persone che parlano molto bene l’inglese e descrivono l’odissea della traversata del Mediterraneo e le tragedie del mare a cui hanno assistito».

La richiesta di accoglienza è arrivata a fine settembre dalla Protezione civile e il Centro francescano, il cui territorio si divide tra la diocesi di Torino (Sommariva Bosco) e quella di Alba (Sommariva Perno) ha subito risposto.

Continua Gagnor: «Non c’è stato alcun problema, né da parte dei rifugiati, né dalla popolazione che, anzi, ha risposto con grande solidarietà. I profughi sono arrivati privi di tutto, perfino dei vestiti. I sommarivesi, in particolare attraverso il gruppo parrocchiale, sono stati pronti a far arrivare al Centro indumenti e cibo».

Al momento sono soltanto tre le donne e non ci sono bambini, ma il presidente spiega che ci sarebbe la disponibilità ad accogliere anche nuclei familiari. «Possiamo contare su miniappartamenti con due camere da letto, soggiorno e bagno», informa Gagnor. «Sistemazioni molto confortevoli. Il Centro poi, in collaborazione con la cooperativa Connecting people, mette a disposizione degli ospiti corsi d’italiano e altre attività con operatori e mediatori culturali molto preparati. Il medico viene puntualmente per le visite e abbiamo personale per le prestazioni infermieristiche ».

Cristina Borgogno

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