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APRO, passivo da fallimento

Per Apro è emergenza. Venerdì scorso, il Consiglio d’amministrazione ha preso in esame i numeri del bilancio, in vista della discussione da parte dell’assemblea, fissata per il 15 dicembre. La situazione finanziaria della Scuola di formazione professionale è, se possibile, ancora peggiore rispetto a quella ipotizzata. Le previsioni parlavano di un passivo il cui importo avrebbe sfiorato un terzo del capitale. Le indiscrezioni dicono invece che il deficit è di gran lunga superiore, con una perdita molto più consistente. La situazione mostra ancora una volta, insomma, come la svolta non possa più attendere.

A pesare come un macigno sul bilancio dell’istituto di via Castelgherlone è l’investimento da quasi mezzo milione di euro effettuato dal Consiglio dell’allora presidente Fulvio Mazzocchi per attivare una scuola internazionale di alta cucina nel castello di Barolo (anche se non di meno hanno pesato gli interessi passivi a carico di Apro per il ritardo del trasferimento dei fondi regionali da parte della Provincia per un milione e 700 mila euro). Se il progetto Barolo – se ne parla pure nell’intervista a fianco – è rimasto al palo, trasformandosi in una pesante zavorra che rischia di affondare Apro, una ragione c’è. I costi relativi all’installazione della cucina – realizzata con le più moderne attrezzature – andranno comunque coperti dalla scuola, che si è trovata nella necessità di spesare l’investimento nell’attuale bilancio. L’operazione mette la parola fine al capitolo mai iniziato dell’alta cucina. Il progetto nel castello di Barolo non rientra più nei piani di Apro, come si è intuito anche dalla decisione di concentrare i corsi nella sede albese di San Cassiano.

Perché il progetto non ha funzionato? La risposta viene dalla vocazione stessa della scuola, più volte ribadita dai vertici aziendali e dai soci. Apro deve continuare a fare ciò per cui è stata fondata e cioè avviare al mondo del lavoro i giovani dell’albese. Sono peraltro ancora due i nodi da sciogliere. Il primo è il contratto stipulato con il Comune di Barolo per l’affitto dei locali del castello: come anticipato da Gazzetta, è possibile che Apro ne richieda la risoluzione o la possibilità di subaffitto. La seconda questione è quella dei conti: se non venissero risanati, la crisi potrebbe assumere i tratti del fallimento. Tuttavia, la volontà dei vertici è di garantire l’operatività di Apro anche in questo difficile contesto. Stando a voci di corridoio, pare che all’orizzonte potrebbero esserci nuovi investitori disposti a sposare la causa, mentre alcuni soci privati sarebbero disponibili ad aumentare la propria partecipazione.

Enrico Fonte

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