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31.531 albesi di tutti i colori

Gli albesi mettono ancora una volta il segno più davanti al numero dei residenti. La popolazione al 31 dicembre 2011 fa infatti registrare un aumento di 191 unità, assestandosi a quota 31.531. Aumentano le nascite (269 rispetto alle 243 del 2010), ma ancora di più gli stranieri (203). Come nel resto d’Italia, anche ad Alba la crescita demografica è dettata dai flussi migratori: le comunità straniere, con in testa quella romena, sono sempre più popolose e rappresentano ormai il 12 per cento della popolazione. Seguono per presenze in città i marocchini, gli albanesi, i macedoni e i cinesi.

In crescita sono anche i nu\ovi iscritti, ossia chi arriva in città ed era residente altrove (1.261 contro i 1.178 del 2010), mentre sono 1.009 i cancellati, le persone cioè andate ad abitare via. Infine, aumentano anche le famiglie (14.012 rispetto alle 13.948 del 2010), mentre rimangono invariate le convivenze (35). Dagli uffici dell’Anagrafe albese precisano che «i dati potrebbero subire variazioni considerevoli dopo le verifiche sul censimento ultimato negli ultimi mesi del 2011 e di cui si stanno portando a termine le registrazioni».

Facciamo il punto con l’assessore ai servizi sociali e alle politiche familiari Mariangela Roggero Domini.

Gli albesi aumentano, masoltanto grazie agli stranieri. Alba è una città multietnica?

«Abbiamo famiglie residenti da vent’anni, giunte alla seconda generazione e che da tempo hanno ottenuto la cittadinanza. Sì, Alba è multietnica e ha raggiunto un suo equilibrio proprio grazie agli stranieri, che sono arrivati a compensare i lavori e i mestieri che i nostri giovani non volevano più fare. È un percorso storico legato all’economia che si è verificato in tutta Italia».

Se siamo già alla seconda generazione, sono numerose anche le famiglie d’immigrati?

«Nelle scuole primarie stiamo raggiungendo quota 12 per cento di alunni stranieri. Funzionano molto bene le attività di mediazione culturale per integrare i nuovi arrivati».

Il numero delle donne straniere supera sempre quello degli uomini. Perché?

«È molto semplice. Le donne straniere, in particolare romene, sono presenti nelle nostre famiglie ad accudire gli anziani. Un po’ per la mentalità locale e la tradizione culturale di tenere i genitori a casa, un po’ per necessità – visto che la pensione anche per le donne, che un tempo si occupavano di più della famiglia, è sempre più lontana – ci si affida a persone che arrivano dall’estero e sono sempre in aumento».

Abbiamo chiuso l’anno della grande crisi,male prospettive per il 2012 non sembrano rosee. Quante sono le famiglie che chiedono aiuto?

«Io e il Sindaco riceviamo settimanalmente tante persone che vivono situazioni “estreme”. Sono una quarantina le famiglie che vengono puntualmente a chiedere aiuto. Prima presentavano il loro problema, ora sono sempre più arrabbiate e oppresse dalla situazione. Non è facile aiutarle e non lo sarà neanche in futuro, visti i pesanti tagli a cui va incontro il settore socioassistenziale. Speriamo almeno che la recente manovra, che chiede altri sacrifici, riesca a rilanciare l’economia. In questi anni si è fatta troppa finanza».

Il Comune di Alba ha scelto di garantire i servizi essenziali?

«Cercheremo nel 2012 di tutelare il sociale e di continuare a collaborare al meglio con il Consorzio socio-assistenziale, le cooperative e il Centro per l’impiego. Proprio in questi giorni assegneremo, tramite bando, gli alloggi in Piana Biglini, due nelle case popolari di strada Rorine e altri due minialloggi per gli anziani, l’altra categoria che sta soffrendo in particolar modo la crisi. Si tratta di una piccola goccia nel mare, ma è pur sempre qualcosa».

Cristina Borgogno

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