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Apro: mensa chiusa, tre a casa

Tutto traballa ad Apro formazione: per riassestare la zattera, si tentano sacrifici non solo organizzativi, ma umani. Questa volta si parla di Apro servizi, il “ramo” deputato anche alla mensa, all’organizzazione degli affitti e alla gestione del lavoro.

Per quanto riguarda la mensa, spiega il presidente Olindo Cervella, «abbiamo ereditato una situazione preoccupante, in cui le perdite superavano di gran lunga le ipotesi iniziali. Per risanare il bilancio dovremo sopprimere il servizio, ma solo per la parte relativa agli utenti esterni, mentre rimarrà operativa la ristorazione per gli interni, ovvero i dipendenti e gli allievi». Tradotto: tre persone – una con contratto a tempo indeterminato, due con contratti di apprendistato – perderanno il lavoro.

«Una scelta obbligata », spiega l’amministratore di Apro servizi, Ted Pascale. «Lo stato di pre-fallimento e l’oggettiva “malattia” finanziaria ereditata dalle precedenti amministrazioni ci obbligano a decisioni molto dolorose. In ogni caso, abbiamo avviato una serie di procedure affinché ai tre dipendenti venga trovata immediata collocazione lavorativa. Per uno dei “licenziati” è stata già i n d i v i d u a t a una soluzione plausibile».

Addio mensa, dunque. Gli 80-90 utenti esterni che usufruivano del servizio dovranno arrangiarsi altrimenti, mentre gli studenti mangeranno ciò che viene preparato nel laboratorio alberghiero. Trasparenze. Lo sconforto all’interno dell’istituto è giustificato da due ordini di ragioni.

La prima è la vicinanza emotiva verso tre colleghi che, come spiega Concetta Ottavio – l’unico rappresentante sindacale rimasto ad Apro – «hanno sempre lavorato con professionalità e disponibilità. A un certo punto si sono visti recapitare una lettera di licenziamento. Alla fine del mese rimarranno a piedi». I dipendenti Apro scriveranno una lettera di solidarietà alle “vittime” degli errori gestionali del passato.

La seconda ragione di sconforto è di tipo morale: «Ciò che rammarica », spiega Ottavio, «è che nessuno sia stato informato. Noi dipendenti non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione riguardo alla soppressione del servizio mensa per gli esterni. Non dimentichiamo che nel comparto ristorazione lavorano anche due persone disabili, alle quali non sono state fornite indicazioni sul futuro».

Dal canto suo, uno dei dipendenti della mensa sceglie la rassegnata brevità per sintetizzare i fatti: «Il 9 gennaio, al ritorno dalle vacanze natalizie e senza preavviso, siamo stati convocati dal signor Olindo Cervella e dal signor Ted Pascale, che senza esitazione ci ha consegnato la lettera tanto temuta dal titolo “Risoluzione rapporto di lavoro”. Dopo sette anni di servizio e un contratto a tempo indeterminato. Non vorrei fare polemiche gratuite o proclami, vorrei giustizia e onestà da parte di queste persone che si proclamano “salvatori” di Apro. Sono capaci tutti a tagliare il personale senza concedere possibilità alternative. Ma non credo sia il modo più giusto di operare». La decisione è presa; resta da chiedersi quali migliori soluzioni avrebbero potuto essere intraprese.

Matteo Viberti

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