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L’UNESCO storce il naso

«Colline in bilico»: così titolava Repubblica nelle pagine di Torino mercoledì 26 gennaio. La giornalista Marisa Paglieri, raccogliendo le parole di Francesco Bandarin, numero due mondiale dell’Unesco, a margine di un convegno internazionale che ha inaugurato il nuovo centro mondiale Unesco nella Reggia di Venaria, lanciava l’allarme. Secondo Bandarin il futuro della candidatura di Langhe, Roero e Monferrato a Patrimonio mondiale dell’umanità è incerto a causa del deturpamento delle colline piemontesi operato da capannoni e brutti edifici. Uno “schiaffo” al lavoro che si sta portando avanti, e che potrebbe arrivare a sorpresa, a giugno, mese dell’attesissimo verdetto.

L’allarme è subito scattato all’Associazione per il patrimonio dei paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato, che coordina le tre province di Cuneo, Asti e Alessandria, con i 74 Comuni interessati a un piano contenente 90 progetti di gestione. Il suo presidente, l’albese Roberto Cerrato, ha subito puntualizzato: «Siamo coscienti che i territori oggetto della candidatura non sono totalmente integri, proprio perché coltivati e occupati con volumi non indifferenti di fabbricati, ma nessuno può non vedere che sono davvero unici per la loro bellezza. Quello che abbiamo letto su Repubblica ci preoccupa molto, perché da anni si lotta e si lavora per il territorio. Sappiamo anche che l’intervento di Bandarin è stato cautelativo e a febbraio, quando andremo a Parigi per la conferenza legata alla candidatura, sarà l’occasione giusta per aggiornare la situazione».

Le preoccupazioni vengono raccolte con toni “tranquillizzanti” dalla presidente del Centro Unesco di Torino, Maria Paola Azzario: «È successo niente di grave. La candidatura di Langhe, Roero e Monferrato è l’unica italiana e il verdetto arriverà a giugno. Anche per questo esistonoampi margini per una risposta positiva. Sappiamo che esistono capannoni, che deturpano il paesaggio,maalcuni sono stati rimossi su nostra segnalazione e per altri si stanno mettendo in pratica misure di contenimento visivo – piantumazione di piante, vernici verdi, ecc. Esistono anche casi di fotovoltaico a terra non graditi. L’ambiente per il quale è stata richiesta la candidatura è un paesaggio vitivinicolo unico e tale deve rimanere. Ma anche qui si sta lavorando per la loro mitigazione. Inoltre, l’aggiunta di alcuni paesi quali LaMorra e Novello non può far altro che aumentare l’indice di gradibilità verso queste colline».

Secondo Azzario, la candidatura è utile anche per sensibilizzare la popolazione ai temi ambientali: «Conoscere e salvaguardare il patrimonio paesaggistico: è quanto sono chiamati a fare i cittadini e non solo gli amministratori. A noi sembra che questo stia avvenendo e quindi gli ispettori dell’Unesco dovrebbero prendere in considerazione anche questo aspetto».

Maurizio Bongioanni

Foto di Enzo Massa

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