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A metà del guado

Olindo CervellaIl fair play da imprenditore non l’abbandona.

Olindo Cervella, sulla scomoda poltrona di presidente dell’Agenzia di formazione professionale Alba-Barolo conquista un metro al giorno e, forse – non lo dice luimachi lo accompagna –, comincia a intravedere la luce in fondo al tunnel degli anni difficili.

Va detto che la metafora utilizzata dal Presidente del Consiglio di amministrazione di Apro formazione, assessore della Giunta di Maurizio Marello, è differente: «Abbiamo imboccato una curva a novanta gradi e cerchiamo di procedere». E a chi gli domanda a che punto del tragitto si trovi Cervella preferisce non rispondere.

Noi proviamo con altre domande. Soddisfatto, Presidente?

«I conti sono in linea con le previsioni. La svolta è in atto. Le adesioni all’aumento di capitale ci sono, anche da parte di aziende importanti».

Come ha fatto?

«Abbiamo lavorato a una drastica riduzione dei costi, rinunciando alla struttura di Barolo, prima responsabile delle difficoltà finanziarie. Inoltre, abbiamo ridotto il personale (da 92 a 84 addetti), chiusa al pubblico la mensa (che resta operativa a cura della scuola didattica per dipendenti e allievi), previsto un Consiglio di amministrazione a costo zero, ridiscusso tutti i contratti».

Avete anche licenziato…

«Abbiamo dovuto farlo: di recente tre persone – una con contratto a tempo indeterminato, due con contratti di apprendistato – hanno lasciato il lavoro ad Apro servizi. E, nei giorni scorsi è stato risolto un altro contratto. Credo, peraltro, che la stragrande maggioranza del personale condivida il metodo di gestione adottato nella scuola, dopo anni di un certo andazzo».

In questi giorni Apro ha varato anche il Codice etico. Che significa?

«La scuola, nell’esigenza di assicurare condizioni di correttezza e di trasparenza nella conduzione degli affari e delle attività aziendali, ha ritenuto opportuno procedere all’attuazione del modello di organizzazione previsto dal decreto 231 del 2001. Il Codice etico consente ad Apro di esprimere i princìpi di deontologia aziendale che l’Agenzia di formazione professionale riconosce come propri e dei quali pretende l’osservanza da parte del personale e di quanti ricevono incarichi».

Anche Apro risente dell’incognita legata alle risorse pubbliche?

«Certamente. Attendiamo da settembre due milioni di euro di pagamenti dalla Provincia di Cuneo. L’Ente cuneese, rispetto ad Asti o Torino, è in forte ritardo, non sappiamo se per scelte politiche o per l’impossibilità di procedere ai saldi. Per Apro significa il ricorso al credito bancario, con forte incremento dei tassi passivi».

E, poi, resta il “nodo” Barolo. Vi hanno sfrattati, Presidente?

«Apro è andata in crisi finanziaria a causa dell’investimento per il restauro dell’ala del castello di Barolo che avrebbe dovuto ospitare la scuola di alta cucina, dove si trova ancora la struttura allestita ad hoc. Il Comune di Barolo ha ora ritenuto di sfrattare Apro, che non è in grado di pagare l’affitto dei locali. Stiamovalutando il modo di recuperare la cucina, cercando di utilizzarla ad Alba».

La scuola, comunque, oggi funziona?

«Abbiamo 600 allievi della scuola dell’obbligo e oltre 500 persone che frequentano i corsi serali di specializzazione, perché, come dice il nostro motto, “Chi trova Apro trova lavoro”: la stragrande maggioranza dei ragazzi a trequattro mesi dalla fine dei corsi ha un impiego».

Margherita Ricci

Foto Marcato

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