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Biogas: interpellato il Politecnico

Sarà un team di ricercatori del dipartimento “Energia” del Politecnico di Torino, diretto dal professor Marco Carlo Masoero, a effettuare uno studio approfondito dell’impianto a biogas e del suo impatto ambientale, che l’azienda Biovis srl intende realizzare nel terreno di Cherasco, lungo la provinciale 661. Una decisione presa insieme dai due Comuni interessati, Cherasco e Bra, che sosterranno la spesa di circa 16 mila euro.

Commenta il sindaco braidese Bruna Sibille: «La scelta congiunta con l’Amministrazione cheraschese di affidare al Politecnico di Torino questo incarico è nata dall’esigenza di poter disporre di idonea documentazione da presentare in sede della prossima Conferenza dei servizi alla Provincia. Ma voglio ribadire che io non sono contraria al biogas in sé, maal sito in cui si è scelto di effettuare questo impianto di produzione».

Aggiunge, in proposito, il sindaco di Cherasco Claudio Bogetti: «La decisione di affidarci a questo studio è nata per poter disporre di una documentazione che sia basata su dati scientifici, al di sopra delle parti. Non siamo contrari al biogas come fonte di energia alternativa, ma, come già detto in più occasioni, al luogo dove si intende realizzare questo impianto».

E, nella serata di giovedì scorso, di fronte a una platea molto folta, che gremiva la sala piccola del centro polifunzionale Giovanni Arpino di Bra, il presidente dell’Interquartieri, Primo Penone, ha presentato una relazione tecnica dal titolo Biogas e biomasse – Capire cosa succede sul nostro territorio, proprio per spiegare all’opinione pubblica pregi e difetti di questa energia alternativa e delle sua modalità produttive. Al suo intervento ne sono succeduti molti altri di rappresentanti dei quartieri, di amministratori e di imprenditori della zona. Tutti con lo stesso denominatore comune: ok alle energie alternative, ma che non devono essere prodotte in quella zona vicina alle abitazioni, lungo una strada già collassata da un eccessivo traffico. Un’opposizione che si legge anche chiaramente sui tanti cartelli e striscioni che si trovano ai lati della Bra-Cherasco e che recitano: “No all’impianto biogas Biovis”.

Interessante la sottolineatura fatta da don Livio Greppi (quartiere Tre frazioni), che ha espresso le sue perplessità sull’eticità di una produzione energetica che prevede di bruciare non solo i liquami, ma anche una rilevante quantità di mais, cioè di cibo.

Replica Lorenzo Cerrino, amministratore della Biovis: «Noi prevediamo una potenza di 635 kW elettrici e il sito ove verrà costruito l’impianto è una ex cava, già sfruttata, che ci consente di non utilizzare terreno agricolo nobile; l’impianto sarà alimentato per il 70% con letame e paglia e per il 30% con prodotti agricoli (il letame non verrà accumulato in mucchi ma arriverà giornalmente). E il calore in eccesso verrà ceduto a serre riscaldate che saranno costruite nelle vicinanze. Tutte queste caratteristiche rendono il progetto come uno dei migliori in provincia».

E proprio fra poche settimane il tutto tornerà nelle mani della Provincia, che nella scorsa Conferenza dei servizi, a fine gennaio, aveva chiesto alla Biovis ulteriori informazioni. Il prossimo incontro in corso Nizza sarà quello decisivo.

Valter Manzone

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