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Claudia, che ama lavorare in cascina

«Tornassi indietro, non so se lascerei il mio lavoro per imbarcarmi in questa avventura». Claudia ha trent’anni, è sposata con due figli e quasi tre anni fa ha scelto di licenziarsi dal suo impiego da dipendente in ambito sociale per affiancare i genitori nell’azienda agricola di famiglia. Claudia ha scelto di fare l’imprenditrice.

Perché questa scelta, Claudia?

«Ho cominciato con grandissimo entusiasmo a realizzare il mio sogno: quello di dare vita a una fattoria didattica. Sì, quei luoghi in cui famiglie, bambini, scolaresche e turisti vengono a trascorrere del tempo e si avvicinano al mondo contadino e degli animali. Io punterei più sul vino rispetto all’orto: siamo in terra di Langa».

Ma c’è un altro sogno nel cassetto, vero?

«Specializzarmi nell’onoterapia, la pet therapy con gli asini. Avrei la qualifica per farlo e unirei le mie due passioni: la campagna e il sociale. L’onoterapia è diffusa in Francia, Stati Uniti e Svizzera e, solo di recente, nei centri di riabilitazione italiani. Si utilizzano gli asini, le cui caratteristiche (taglia ridotta, pazienza, morbidezza al tatto, lentezza di movimento e tendenza ad andature monotone) sono adatte per entrare in comunicazione con il paziente attraverso il sistema asino-utente- operatore. Questo metodo di cura è attivo, non permette di restare passivi o di isolarsi, e si rivolge a un’utenza che soffre di disturbi della personalità e a cardiopatici e ipertesi, persone con handicap motori, bambini e anziani».

Perché l’entusiasmo si è affievolito?

«Ho partecipato al bando della Provincia per avere accesso a un contributo atto a realizzare lavori strutturali in azienda. Come donna avevo due punti in più in graduatoria e ho cercato di fare nel miglior modo le cose, raggiungendo il massimo del punteggio. Il che significa anticipare molti fondi per i lavori e nella burocrazia. Sono euro che, purtroppo, sto aspettando da un anno e non sono ancora arrivati. Mi chiedo se mai arriveranno. Per non parlare del tempo perso, lontano dai miei figli, per stare dietro a tutte le pratiche (e le grane) e con le difficoltà di far quadrare famiglia, lavoro e impegni vari».

Ma il lavoro le piace?

«Certo che mi piace. Non sempre è facile, però. A cominciare dallo scontro generazionale con i miei genitori, sempre scettici sulle novità che vorrei apportare. E poi la fatica: il più delle volte si tratta di lavoro fisico, pesante per una donna. Sicuramente, in prospettiva, avrò bisogno di un dipendente. Per adesso cerco di mettercela tutta a realizzare i miei sogni».

c.b.

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