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La sfera sociale si screpola in frammenti di disagio, mentre le istituzioni faticano a conservare il sistema di welfare. Questo il panorama che sembra circondare la “questione” socio-assistenziale. Lo Stato ha tagliato oltre il 30 per cento dei fondi da destinare ai consorzi nel solo 2012. In Piemonte, come ha spiegato il sindaco di Alba Maurizio Marello, «si passerebbe da interventi per 138 milioni di euro a 55». Significherebbe l’abbandono delle fasce di popolazione “deboli”». Il primo ostacolo è fare chiarezza. Nel marasma di cifre, battibecchi, promesse, proclami e provocazioni la comprensione è difficile. Prima di tutto il Governo, che tra il 2011 e il 2012 – sommando tutti i fondi per il sociale – è passato da un’erogazione di 538 milioni a 340 (-36,8 per cento) e sarebbe intenzionato a ridurre ulteriormente i finanziamenti, arrivando nel 2013 a 271 milioni (con un ulteriore -20,1 per cento).

Si pensi che nel 2008 i fondi toccavano quota 2 miliardi e 526 milioni. In poco tempo sono stati azzerati il fondo per la non autosufficienza (nel 2008, 300 milioni), il fondo per l’inclusione degli immigrati (100 milioni), il fondo per l’infanzia (100 milioni); quasi cancellati, invece, il fondo per le politiche giovanili (da 137 a 13 milioni tra il 2008 e il 2012), il fondo affitti (da 205 a 34 milioni) e il fondo delle politiche per la famiglia (da 346 a 52). Per quanto riguarda il Piemonte, si assiste a un litigio politico incessante. Il consigliere regionale del Partito democratico, Mino Taricco, ha spiegato: «Le polemiche sul Governo di Mario Monti sono stucchevoli. Tutto nasce dal precedente Esecutivo, quello di Silvio Berlusconi. Negli scorsi anni il danno si era meno avvertito, perché il governatore Mercedes Bresso aveva integrato i capitoli su cui i tagli nazionali erano più pesanti. L’abnorme situazione creditoria dei consorzi socio-assistenziali, in particolare della provincia di Cuneo, nei confronti della Regione e delle aziende sanitarie sta condizionando l’attività dei consorzi e sta conducendo al dissesto economico il sistema dei fornitori di servizi».

Il debito della Regione e delle Asl verso i consorzi cuneesi ammonterebbe a circa 36 milioni di euro. Pare che nel recente riparto del fondo sanitario nazionale 2012 si renderebbero disponibili sul bilancio regionale 108 milioni in più da riversare sulla socio-assistenza». Roberto Cota ha replicato alle polemiche, chiarendo che il «socio-assistenziale non è una competenza regionale: i servizi dovrebbero essere finanziati con risorse di Comuni e Stato. La Regione, per precisa scelta politica, sta cercando di continuare nel sostegno al settore, facendo del proprio meglio». Il sindaco di Alba Maurizio Marello, con i rappresentanti delle Province e dei consorzi piemontesi, il 12 marzo ha preferito indagare, ma non è stato ricevuto da Cota. «Negli ultimi anni la comunicazione con la Regione non è stata agevole», ha spiegato Marello. «Abbiamo chiesto che vengano riconfermate le risorse. Altrimenti i consorzi potrebbero morire. La Regione è tenuta a colmare i “buchi”».

Matteo Viberti

foto Corbis

Toselli

Francesco Toselli, consigliere regionale del Popolo della libertà, propone una strategia per salvare il sociale.

Che fare, Toselli? «Per il 2012 le risorse destinate alle politiche sociali risultano ridimensionate a 90 milioni. Vuol dire che ogni euro dovrà essere gestito al meglio, per evitare di lasciare anziani, malati e disabili senza assistenza. Per questo ritengo opportuno affidare i fondi ai Comuni, eliminando i consorzi o ridimensionandoli laddove costosi».

Perché? «Lo Stato ha cancellato i trasferimenti destinati al socio-assistenziale, demandando ai Comuni il compito».

E i consorzi? «Il mio non è un attacco indiscriminato, ma un tentativo di approfondire. Ci sono enti che spendono troppo per il proprio funzionamento: compensi ai direttori, affitti, personale, eccetera. Chi si indispettisce, probabilmente ha la coda di paglia».

Quanto spendono i consorzi di Alba e Bra? «I dati inviati alla Regione dal consorzio Alba, Langhe e Roero – consuntivo 2010 – rivelano che le spese di funzionamento dell’ente ammontano a 250 mila euro, il 3,42 per cento di un bilancio da circa 8 milioni.Considerando che il direttore è stato nominato nell’ultima parte dell’anno, per un compenso di 12 mila euro, si capisce come le cifre siano parecchio inferiori a quelle del Consorzio di Bra. Qui le spese di funzionamento toccano il 9,76 per cento del bilancio, 500 mila euro su un consuntivo di 5 milioni e 350 mila euro. Anche se le reputo cifre positive, c’è da considerare come, tra Alba e Bra (che, nel frattempo, ha deciso il passaggio delle funzioni all’Asl, ndr), si potrebbero risparmiare 750 mila euro – o meglio, una parte di questi – e destinarli alle fasce deboli».

m.v.

Giachino

Il consorzio socio-assistenziale Alba, Langhe e Roero garantisce servizi fondamentali a immigrati, famiglie, disabili, anziani non autosufficienti. Si può davvero risparmiare sulla gestione delle risorse? Neparliamo con Roberto Giachino, presidente dell’ente albese.

Come sta il Consorzio, Giachino? «Nel triennio 2009-2011 il Consorzio ha visto diminuire le risorse regionali e statali di circa un milione e 800 mila euro. Per il 2012 è previsto un ulteriore taglio di un milione e 300 mila euro. Abbiamo 64 dipendenti, 7 amministrativi e 57 operatori sociali. L’ente gestisce tre centri diurni. Quattro persone andate di recente in mobilità o in pensione non sono state sostituite e non sono stati rinnovati i contratti a tempo determinato. Le spese per il personale sono state di due milioni e 300 mila euro circa nel 2009, di 2 milioni e 271 mila euro nel 2010 e di 2 milioni e 266 mila euro nel 2011. Per il 2012 è previsto un risparmio di altri 125 mila euro».

I compensi al direttore? «Il Consorzio, dopo la cessazione nel 2009 del contratto del direttore, ha stipulato una convenzione con il Comune di Alba, con un costo di 12 mila euro nel 2010, per il dirigente della Ripartizione servizi sociali. Il dato 2011 non è ancora a consuntivo, ma lo sarà a breve».

Ci sono altre spese? «Le spese di funzionamento ammontano per il 2010 a 282 mila euro (Direzione, segretario, Consiglio di amministrazione fino a maggio 2010, piccoli acquisti, manutenzioni, utenze, prestazioni di servizi). Da maggio 2010 nessuna indennità né rimborso spese sono state percepite dai componenti del Consiglio. Si tratta di costi che non scomparirebbero con la gestione diretta dei Comuni o in delega alle Asl».

Si può risparmiare sul funzionamento? «Dai dati che ho citato si può osservare come, a fronte di tagli enormi, sono stati compiuti grandi sforzi. Non ci è rimasta altra strada che tagliare i servizi, con operazioni di cesello di notevole responsabilità. La situazione non muterebbe con il passaggio a Comuni o Asl».

m.v.

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