Nel cuore della Quaresima

Abbiamo iniziato con il “mercoledì delle ceneri” il cammino quaresimale; un percorso che si snoda per quaranta giorni e che ci porterà alla gioia della Pasqua, cuore del mistero cristiano. In questo cammino non siamo soli, perché la Chiesa ci accompagna e ci sostiene sin dall’inizio con la parola di Dio che racchiude un programma di vita e di impegno penitenziale e con la grazia dei Sacramenti. Le parole di San Paolo, echeggiate in ogni chiesa nella liturgia delle Ceneri, hanno offerto ai singoli credenti e a tutte le comunità ecclesiali una precisa consegna: «Vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio… Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza » (2 corinzi 5,20-6,2). E che la Quaresima sia “il momento favorevole” e “il giorno della salvezza” lo si può evincere proprio dall’appello che l’austero rito delle Ceneri ci ha rivolto. Questo antico gesto, riconducendo la nostra attenzione all’intrinseca vanità di tutto ciò che è destinato ad andare in polvere, ci chiede di prendere più sul serio ciò che nell’uomo e nella sua vicenda è sostanziale e duraturo. Il primo invito della Quaresima è alla conversione.

«Ritornate a me con tutto il cuore », ci ha detto il Signore, attraverso le labbra del profeta Gioele (2,12). Parola da prendersi nella sua straordinaria serietà, cogliendo la sorprendente novità che essa sprigiona. Il Signore – che scruta i cuori, conosce la nostra debolezza, la nostra capacità di compromessi, le nostre fatiche e stanchezze – sa che siamo capaci di far pace con una vita di mezze misure, di piccoli e grandi tradimenti, di rinvii e abbandoni. L’istanza della “conversione”, cioè l’invito a cambiare direzione al cammino della vita per volgerci decisamente verso il Signore e per scegliere con coraggio il bene, deve percorrere e innervare tutte le nostre giornate. Ciascuno di noi sa quali aspetti della propria esistenza devono essere sottoposti al vaglio della conversione, devono accettare la scure del sacrificio, della rinuncia, della decisione. Lì dobbiamo lasciare che la grazia del Signore, i suggerimenti dello Spirito, i richiami della coscienza e della Chiesa incidano veramente. Per dare maggiore concretezza a questo cammino di conversione, la Chiesa propone un programma tradizionale di impegni che ciascuno deve personalizzare secondo le sue effettive possibilità e le sue interiori ispirazioni. È un programma che si scandisce nelle tre azioni ricordateci dal Vangelo di Matteo proclamato nella liturgia delle Ceneri: la preghiera, il digiuno e l’elemosina (cf. Matteo 6,1-6.16-18). La preghiera è il respiro dell’anima. Purtroppo, però, non è un’esperienza lontana dalla nostra realtà quella di trascurarla progressivamente, fino ad abbandonarla del tutto e arrivare così, oltre che alla tiepidezza della fede, alla sua insignificanza. La Quaresima è il “tempo favorevole” per tornare ad avvertire il bisogno e non solo il dovere di rispondere con la preghiera – personale, familiare e comunitaria – a Colui che ci offre la sua tenerezza di Padre e cerca il nostro amore di figli. Il digiuno, non dev’essere confuso con le pratiche di cura del benessere fisico oggi molto reclamizzate. Esso ha di mira il rapporto profondo con noi stessi, con il prossimo e con Dio. Le opere di rinuncia e di mortificazione volontaria ci aiutano a diventare più padroni di noi stessi e più capaci di docilità allo Spirito del Signore. La porta del Regno dei cieli è stretta – ci ha detto Gesù – e, dunque, occorre “snellirsi” se si vuole passarla senza disagi. Il digiuno quaresimale è provare fame di cibo per avvertire quella fame più profonda che è il desiderio di Dio. È astenersi da tutto ciò che è voluttuario e superfluo per non perdere di vista l’essenziale. È affrancarsi da un bisogno spasmodico e divorante di cose per riempirci di significato e di senso. È ricordare a noi stessi e alla nostra società preoccupata del sovrappeso, che troppi nostri fratelli sono realmente inquieti per il pane di ogni giorno. Ci sono però anche altri “gonfiori”, altre eccedenze che chiedono di essere ugualmente ridimensionate. La Quaresima è “il tempo favorevole” per sfoltire un po’ le chiacchiere, i comodi, i divertimenti che troppo spesso appesantiscono e intrigano la nostra esistenza. C’è una multiforme “cellulite dell’anima” che siamo chiamati a ridurre se vogliamo raggiungere la giusta forma dei discepoli di Cristo. L’elemosina: cioè gli atti di bontà, di perdono, di premura per gli altri, per amore del Signore che, per primo, ci ha perdonato e soccorso. Elemosina è un nome obsoleto, persino incomprensibile per gli uomini d’oggi. Anch’esso va riscoperto e attualizzato nella nostra società dei consumi attraversata da una profonda crisi e nel mondo globalizzato che ha messo in moto migrazioni senza precedenti. Perciò l’elemosina si declina per noi in solidarietà, giustizia e responsabilità. «L’altro mi appartiene», ci ha ricordato il Papa nel suo Messaggio per questa Quaresima: «la sua vita, la sua salvezza riguardano la mia vita e la mia salvezza». Ogni cristiano, ogni comunità parrocchiale o di vita consacrata, ogni associazione o movimento ecclesiale, ogni ufficio diocesano, avrà già individuato iniziative particolari da innestare nel cammino della pastorale ordinaria per dare smalto nuovo in questo tempo di grazia alla propria vita di fede.

Sulla “porta della Quaresima”, però, tutta la Diocesi ha privilegiato alcune attenzioni:

1. La Lectio divina per i giovanissimi e i giovani, in Cattedrale e a Neive. Più di duecento ragazzi e ragazze si sono confrontati con il tema della “paura e dell’angoscia”, meditando sui “sentimenti di Gesù” nel Getsemani e ascoltando la testimonianza di due adulti della comunità Cenacolo di Suor Elvira, passati entrambi nel tunnel oscuro della tossicodipendenza e guariti dalla preghiera e dall’incontro trasformante con l’Eucarestia. Ai presenti è stato affidato l’impegno di continuare questa attitudine all’ascolto nei due appuntamenti che attendono nuovamente i giovani nelle prossime settimane, ovvero la Lectio vicariale e la Celebrazione penitenziale con le confessioni in ogni vicaria.

2. La veglia di Quaresima e Cena del digiuno, “Dio e il mondo in un unico abbraccio”, ricca di testimonianze, con un’attenzione particolare alle missioni, ai missionari albesi e ai progetti proposti alla nostra attenzione e solidarietà.

3. Il cammino catecumenale percorso da 19 persone provenienti da diverse parrocchie della Diocesi che sfocerà nella Veglia pasquale con il conferimento dei Sacramenti dell’iniziazione cristiana e la preparazione alla Cresima per 23 adulti: anch’essi riceveranno “il sigillo dello Spirito” nella notte di Pasqua, in Cattedrale o nelle parrocchie di appartenenza.

4. La pubblicazione di un libretto di preghiere da donare a ogni famiglia possibilmente in occasione della benedizione pasquale, per favorire il dialogo con Dio e la comunione con Lui in ogni “Chiesa domestica”.

5. La formazione dei sacerdoti e dei diaconi con la proposta degli esercizi spirituali predicati da mons. Luciano Pacomio, vescovo di Mondovì; con il ritiro spirituale e la Celebrazione penitenziale in calendario per questa settimana; in attesa della grande celebrazione del Giovedì Santo con il rinnovo delle Promesse sacerdotali alla presenza di tutti i cresimandi della Diocesi. La nostra fede, con tutte le pratiche che le sono connesse, per quanto profondamente personale e interiore, non può essere individuale e solitaria. Diventiamo credenti in una comunità, nel suo grembo troviamo l’alimento della parola di Dio e dei Sacramenti. Proprio su questo aspetto è centrato il Messaggio del Papa per la Quaresima, che commenta un inciso della Lettera agli ebrei: «Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone » (ebrei 10,24). È anche il mio augurio e la mia preghiera per tutti e per ciascuno di voi. Buona Quaresima e buona Pasqua!

Giacomo Lanzetti, vescovo

Foto Corbis

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