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Scontro di poteri per laCrc

Interrogazioni parlamentari rimaste senza risposta, querele archiviate, esposti in mano ai magistrati: sono passati due anni da quando i vertici della fondazione Cassa di risparmio di Cuneo, poco prima di essere rinnovati, hanno tolto la fiducia al Presidente della Banca regionale europea e la discussione è sempre accesa, specie ora che si avvicinano le elezioni amministrative a Cuneo. Il gruppo, trasversale dal punto di vista politico, di chi non comanda in Fondazione e Banca ha riunito la popolazione in un’affollata assemblea per presentare le domande rimaste senza risposta. Prima e dopo il convegno il gruppo che, invece, dirige ha illustrato la sua posizione tramite interviste e lettere.

La vicenda. Marzo 2010, il Consiglio di amministrazione della Fondazione toglie la fiducia a Piero Bertolotto, storico presidente della Bre. Secondo il presidente della Fondazione, Ezio Falco, «non si poteva accettare che la banca fosse presieduta da un soggetto che privilegiava la propria promozione individuale mediante comportamenti non in linea con l’interesse dell’ente».

Bertolotto si è difeso (e ha parlato, dopo due anni di quasi totale silenzio in pubblico): «Mi sembra inverosimile non essere in sintonia con la Fondazione, dopo 40 anni di lavoro nella banca. La mia coerenza è testimoniata dai documenti che Ubi, il Sindaco di Cuneo e la Magistratura conoscono. La morale della vicenda è che esiste un gruppo di poche persone che domina la politica e gli affari, ma la banca e io stesso non abbiamo consentito a chicchessia di approfittare della situazione».

Altro grande filone che ha fatto montare la protesta è quello degli intrecci societari e del conflitto di interesse, tutto legato in un recente appalto per ristrutturare la sede della fondazione Crc. Il senatore Giuseppe Menardi (oggi nel gruppo di coesione nazionale dopo essere stato in Fli, Pdl e An), con le sue interrogazioni, ha cercato di far esplodere il bubbone. «Quando la fondazione Crc assegnò i lavori per circa 1,2 milioni di euro all’impresa Ferrero, l’imprenditore risultava in società con il presidente del collegio sindacale della Fondazione Gianluigi Gola in almeno 3 o 4 aziende», dettaglia Menardi. «In seguito, al titolare dell’impresa fu richiesto un intervento di almeno 100.000 euro in favore di un’azienda in gravi difficoltà economiche della quale Falco, all’epoca del fatto, era socio».

«Le molteplici verifiche, ai diversi livelli istituzionali, hanno concluso che la procedura dell’appalto citato è regolare », ha risposto via lettera Falco, «ed escludono ogni ingerenza da parte mia. Affermo di aver mai anteposto gli interessi personali e societari a quelli della Fondazione. Non ho mai preso soldi da nessuno e chi va dicendo queste cose o è malinformato oppure è in malafede». Altre questioni aperte: Mariano Rabino (Piemonte al centro, ex Pd) ha riepilogato la vicenda legata alle nomine: «Lo statuto della Fondazione prevede due mandati al massimo, ma tra i nominati nel 2010 ci sono persone che siedono in quelle stanze anche da sette mandati», ha spiegato l’albese, ricordando che la querela a suo danno è stata archiviata.

E i conti? Giancarlo Bemer, ex consigliere della Fondazione, che votò contro il bilancio 2010, ha parlato di cattiva gestione e ricordato qualche cifra: «Tra il 2001 e il 2009 le fondazioni bancarie hanno accresciuto il loro patrimonio, in media, del 43 per cento; quella di Cuneo solo del 3, anche a causa di investimenti particolarmente infelici». Secondo Bemer azioni in forte perdita sono state inserite tra le partecipazioni strategiche in modo da non contabilizzare le perdite. L’ex consigliere ha relazionato anche sul costo degli organi della Fondazione: 1,5 milioni di euro all’anno se ne vanno tra lo stipendio del presidente (92 mila euro) e dei componenti il Consiglio, in media (70 mila a testa). Ricco anche il gettone per i 23 consiglieri, 500 euro a riunione.

«Su mia proposta »,haribattuto Falco nel suo documento, i costi si sono ridotti di oltre 190.000 euro nei primi otto mesi del nuovo mandato. Bemer dimentica i compensi e i rimborsi ricevuti per le sue trasferte in Porsche, per non dire della sproporzione costibenefici relativi a Carlo Benigni ». L’ex responsabile delle relazioni esterne Bre è tra gli accusatori dell’attuale vertice della Fondazione e ha confermato l’uscita per metà aprile di un libro sulla vicenda. In conclusione chi comanda sta facendo di tutto per mantenere la posizione; chi è escluso vede nella vittoria elettorale a Cuneo una via per arrivare al bottino. La soluzione, però, è nella visione del cittadino che ha parlato alla platea: «Le banche fanno utili sui nostri soldi, poi le fondazioni li ridistribuiscono: non sarebbe più semplice che le banche riducessero i profitti, lasciando subito gli euro ai cittadini?».

Giulio Segino

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