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Al Paese vengono le RUGHE

Nel 2030 si prevede un milione di famiglie con figli (da 9 a 8) in meno. Stesso peggioramento per le coppie senza figli, che passeranno da 5 milioni a poco più di 6

INCHIESTA – Parlare di demografia ha un aspetto inquietante (il singolo diventa numero) e uno consolante (le differenze di status vengono appianate), ma è necessario a monitorare l’andamento sociale. Il futuro va prefigurato nella speranza di aggiustarlo, di riprogettarne gli ingranaggi inceppati. I primi risultati, diffusi il 15 maggio dall’Osservatorio nazionale sulla famiglia, non sono confortanti: il numero di famiglie nei prossimi vent’anni aumenterà (passando da 23, 4 milioni a 25,6), ma il numero di figli calerà sensibilmente (da 2,6 a 2,4 per nucleo). Di conseguenza, s’ingigantirà la popolazione degli anziani soli, un’impennata da 1,7 milioni, a cui occorre prepararsi.

Il direttore scientifico dell’Osservatorio, Pierpaolo Donati, ha spiegato: «La famiglia è e continua a essere la grande sorgente di capitale sociale, ma fa sempre più fatica, perché non trova un contesto favorevole. Si prevede un futuro preoccupante. L’Italia sta invecchiando sempre di più». E ha aggiunto: «Invecchiamento significa un numero crescente di anziani isolati, scollegamento tra generazioni, difficoltà dei giovani a fare famiglia, diminuzione della natalità. Siamo in un circolo vizioso. Se non si spezza, l’avvenire sarà drammatico».

Tanto che nel 2030 si prevede un milione di famiglie con figli (da 9 a 8) in meno. Stesso peggioramento per le coppie senza figli, che passeranno da quasi 5 milioni nel 2010 a poco più di 6 milioni nel 2030. L’impressione è di avere di fronte un organismo in raggrinzimento, in involuzione invece che in evoluzione.

La scorsa settimana anche la Regione Piemonte si è “specchiata”. Ha voluto guardarsi nell’oggi per capire come sarà il domani e lo ha fatto pubblicando un rapporto statistico a 360 gradi (tra le aree indagate figuravano il lavoro, la sicurezza, l’edilizia) dal titolo: Piemonte esplorazione statistica. I piemontesi sono 4 milioni e 457 mila e la proporzione di genere è di circa 94 maschi ogni 100 femmine. La popolazione risulta distribuita per un 12,9 per cento tra 0-14 anni, per il 64,3 per cento tra 15-64 anni e per il 22,9 per cento tra gli ultrasessantacinquenni.

Significa che in Piemonte ci sono 178 anziani ogni 100 giovani, e l’età media è di 45 anni mentre nel resto del Paese è di 43. Una discrasia pesante, che colloca il Piemonte in una posizione fragile: lo slancio giovanile e il rinnovamento sono marginalizzati, accantonati in nome di strategie a più corto raggio. La popolazione immigrata a fine 2010 ammontava a circa 400 mila persone (uno straniero ogni 11 abitanti): su questo totale i minorenni sono 89.352. Le diverse etnie giocheranno quindi un ruolo importante nel compensare il disequilibrio demografico, ma non riusciranno a invertire il processo di progressivo invecchiamento.

Matteo Viberti

foto Corbis

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