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In Consiglio comunale si parla di lavoro

Fra i temi dell’assemblea, il 30 maggio, la crisi del trasporto e l’addio alla Società energetica territoriale (Set). I consiglieri del centro-sinistra hanno presentato un ordine del giorno sulla questione degli stabilimenti pugliesi della “Miroglio”: gli oltre 220 dipendenti stanno per essere messi in mobilità

Sarà un Consiglio comunale cardine quello in programma per mercoledì 30 maggio, alle 18. Si parlerà di energia fotovoltaica e di trasporto pubblico locale (si veda anche l’inchiesta alle pagg. 8 e 9), degli spostamenti difficoltosi per i pendolari che quotidianamente assistono alla “potatura” di treni, bus, pullman. L’assessore alle finanze Franco Foglino proporrà la quarta variazione di bilancio, in aumento per un totale di 48 mila euro, che portano l’esercizio di previsione 2012 a pareggiare su 42 milioni e 30 mila euro.

Altro tema saranno le vicissitudini delle società partecipate dal Comune. Si discuterà in particolare della liquidazione della Società energetica territoriale (Set srl), una società a totale capitale pubblico che coordina progettazione e realizzazione di impianti destinati alla produzione e distribuzione di fonti energetiche – naturali o rinnovabili – e, in particolare, di gas e calore.

Il cuore del Consiglio pare che verterà sugli stabilimenti Miroglio in Puglia. Come ha spiegato il consigliere del Partito democratico Giovanni Battista Panero, «lunedì 7 maggio un gruppo di lavoratori Miroglio provenienti da Ginosa, in provincia di Taranto, ha effettuato un presidio davanti alla sede dirigenziale della Miroglio in via Santa Barbara ad Alba, chiedendo un incontro con l’amministratore delegato dell’azienda. Tale incontro non è avvenuto e quindi non è stato possibile discutere la difficile situazione occupazionale che si è determinata dopo la decisione della Miroglio di porre in mobilità, e quindi di licenziare, i 223 dipendenti».

I consiglieri di centro-sinistra, in un ordine del giorno corale, ricordano come negli anni Novanta Miroglio avesse costruito i due stabilimenti pugliesi, uno a Ginosa e l’altro a Castellaneta, usufruendo di fondi pubblici per circa 90 miliardi di lire, e come nel 2009 l’azienda avesse firmato un accordo con i lavoratori impegnandosi a trovare una ricollocazione degli addetti: a oggi la promessa non è diventata realtà, con la motivazione che la ricerca di interlocutori per la vendita degli stabilimenti non ha avuto fino a ora esiti concreti.

Matteo Viberti

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