L’inferno sotto la STRADA

I camionisti subiscono più di altri la recessione, le stive viaggiano vuote sull’asfalto. La contromisura – secondo la sigla associativa Trasportounito – è la ribellione moderata: dall’8 luglio, i camion torneranno a bloccare le strade
Il Piano nazionale per la logistica, presentato a Torino dal presidente della Consulta nazionale dell’autotrasporto, Bartolomeo Giachino, prevede azioni tese a rendere più competitivo il Piemonte e l’intero Nord-ovest

TRASPORTI – La sensazione è di imminenza, come se tutto potesse deflagrare o svanire. Si respira stress, si contemplano compagni che affondano e si sopravvive tramite espedienti nel mondo dell’autotrasporto. I rimorchi dei camionisti subiscono più di altri la recessione, le stive viaggiano vuote sull’asfalto. La contromisura – secondo la sigla associativa Trasportounito – è la ribellione moderata: dall’8 luglio, i camion scenderanno in strada e bloccheranno il Paese. I “rivoltosi” hanno lanciato un appello per radunare i trasportatori, così da moltiplicare il disagio e la visibilità. Scopo: sollecitare i vertici politici e attirare l’attenzione sullo stato di abbandono in cui annaspano molti imprenditori e relativi dipendenti.

La politica minimizza e accusa. «Gli annunciati nuovi fermi dell’autotrasporto appaiono ingiustificati», ha dichiarato il sottosegretario ai trasporti Guido Improta. «Tutte le problematiche poste dal settore sono state affrontate e in massima parte risolte. Resta da vagliare il rinnovo del parco circolante dei veicoli industriali, circa 543 mila, per l’80 per cento di categoria precedente a Euro 4. Il problema potrebbe essere fronteggiato con pedaggi autostradali ridotti per i veicoli meno inquinanti, con rimborsi aboliti per i veicoli di categoria fino a Euro 2». Eppure, la situazione appare insostenibile. Come è emerso dal convegno di Confcommercio dal titolo “Sciogliere i nodi per competere”, a livello d’investimenti nelle infrastrutture sarebbero già stati tagliati 18 miliardi per il triennio 2012-2014. L’inferiorità infrastrutturale rispetto alla Germania – tanto per citare – avrebbe già fatto perdere all’Italia 142 miliardi di Pil (Prodotto interno lordo). Nel rapporto si rileva inoltre come la rete autostradale italiana negli ultimi 20 anni sia cresciuta quasi dieci volte meno di quella francese e venticinque volte meno di quella spagnola. È come se fossimo fermi a 50 anni fa, dato che una quota straordinaria di opere preventivate non è mai stata realizzata. Lo sanno bene le istituzioni.

Siamo andati a “curiosare” le intenzioni del Governo al convegno di Torino del 21 maggio. Nel presentare agli operatori del Piemonte il Piano nazionale per la logistica, il presidente della Consulta nazionale dell’autotrasporto, il canalese Bartolomeo Giachino, ha spiegato che le azioni previste renderanno molto più competitivo il Piemonte e il Nord-ovest. «Il modello cui tendiamo», ha spiegato Giachino, «è quello che ha portato Ikea a non delocalizzare in Cina e a scegliere – anche per una questione legata ai costi di trasporto – di rimanere nelle regioni del Nord del nostro Paese». Tra le proposte che Giachino presenterà nei prossimi giorni al ministro Corrado Passera figurano la velocizzazione dei controlli della merce nei porti, la distribuzione urbana delle merci, l’implementazione di collegamenti telematici che consentono la riduzione dei tempi di attesa al carico e allo scarico delle merci e la riduzione dei viaggi di ritorno a vuoto.

Iniziative lodevoli, ma volte a tamponare una situazione fuori controllo. Se i trasporti sono il veicolo della ricchezza e lo strumento di distribuzione dell’abbondanza, si prospettano tempi duri. Si parla di merci e di crescita, però le risorse scarseggiano e gli investimenti vengono assorbiti da un sistema burocratico complesso e autoreferenziale. Si parla di nuove infrastrutture, quando mancano fondi e welfare. Il problema non corre sulla strada, ma sotto di essa, dove nascono le intenzioni che spingono all’azione. Politica, morale o sociale che sia.

Matteo Viberti

Foto Ansa

Sciopero rinviato

Il presidente dell’Autorità di garanzia sugli scioperi, Roberto Alesse, attraverso una nota, ringrazia le associazioni degli autotrasportatori che, «con grande senso di responsabilità e grazie a un dialogo proficuo, hanno accolto l’invito dell’Autorità» e differito a luglio lo sciopero dei Tir programmato dal 28 maggio al primo giugno. Questo, rileva Alesse, in considerazione della «drammatica situazione determinatasi dopo il sisma che ha colpito le popolazioni dell’Emilia Romagna», fatta presente dall’Autorità ai rappresentanti degli autotrasportatori incontrati «per discutere delle problematiche relative al tavolo in corso presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti».

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