Protesta ai cancelli Miroglio

Ieri, lunedì 7 maggio, dallo stabilimento pugliese di Ginosa ad Alba per contestare la chiusura

OCCUPAZIONE – Lunedì mattina un gruppo di ex lavoratori Miroglio ha effettuato un presidio davanti agli uffici di via Santa Barbara ad Alba, sede dirigenziale del Gruppo tessile, chiedendo di parlare con Giuseppe Miroglio. È intervenuto anche il sindaco di Alba, Maurizio Marello, per cercare di risolvere l’impasse. La delegazione, partita dalla Puglia, rappresentava i lavoratori dello stabilimento tarantino di Ginosa, che da tempo protestano. A metà degli anni Novanta Miroglio costruì due stabilimenti in Puglia; il primo a Ginosa, l’altro a Castellaneta, usufruendo dei fondi previsti dalla legge 181 del 1989 per il rilancio delle aree del Mezzogiorno. Nel 2009 gli stabilimenti vennero smantellati, il progetto Filatura e tessitura di Puglia soppresso e per le 224 persone impiegate venne aperta la cassa integrazione. «Il cinque marzo 2009 l’azienda», hanno spiegato i sindacati, «firmò un accordo per la cassa integrazione. In quella data, la ditta albese si impegnò per la totale ricollocazione degli addetti». Ma da quanto hanno affermato i lavoratori accorsi ad Alba dal Sud, l’azienda non ha mantenuto le promesse. «Miroglio ha venduto tutti i macchinari ad aziende estere e da luglio scatterà la mobilità», spiegavano ieri, lunedì 7, gli operai davanti ai cancelli. Nel 2008 fu anche presentata un’interrogazione parlamentare per apportare chiarezza sul rispetto degli obblighi e degli accordi riguardanti gli impegni presi per i finanziamenti dal Gruppo tessile, archiviata con esito positivo per la Miroglio. «In questi tre anni», hanno spiegato dall’azienda, «si sono cercati tutti gli interlocutori possibili per la vendita degli stabilimenti e per la ricollocazione dei dipendenti. Trattative con la Intini di Noci, in provincia di Bari, la Be4energy e il gruppo tessile pratese Marcolana sono però finite nel nulla». L’azienda tessile precisa inoltre che le lavorazioni sospese in Italia non sono state trasferite in altri Paesi.

Cristian Borello

foto Marcato

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