Fiume Bormida, contratto solo piemontese?

L’iniziativa per il rilancio del tratto fluviale entra nella fase operativa, ma la Liguria rimane alla finestra.

A un centinaio di chilometri dall’Acna e con qualche mese di ritardo sul cronoprogramma iniziale, si è svolta venerdì scorso ad Alessandria la prima Assemblea di bacino del Contratto di fiume del Bormida, passaggio fondamentale per iniziare a concretizzare il complesso progetto destinato a rilanciare la vallata per molti anni simbolo dell’inquinamento. Alla presenza del vicepresidente della Regione Ugo Cavallera (che ha ricordato lo stanziamento di 250 mila euro per l’iniziativa) sono stati comunicati i risultati delle analisi preliminari condotte dalla Segreteria tecnica del contratto in merito ai principali aspetti amministrativi, ambientali e socioeconomici che caratterizzano la valle. Il dossier verrà completato e integrato nel corso dei “tavoli tecnici” in programma da fine mese.

Pur avendo mosso i primi passi, il Contratto di fiume continua però a essere “zoppo” a causa delle defezioni liguri, almeno a livello provinciale e regionale, come ha fatto notare il direttore del Settore ambiente della Regione Piemonte Salvatore De Giorgio. «La Liguria brilla per la sua assenza. Speriamo si materializzi in futuro», ha esordito De Giorgio, aggiungendo, forse per tranquillizzare i liguri: «Il sito è di Cengio e tale rimarrà. Nessuno vuole occupare spazi. Auspichiamo una reindustrializzazione ecocompatibile. Ben venga un progetto di sviluppo, ma facciamolo insieme».

La Liguria si è poi “materializzata” con l’intervento del sindaco di Millesimo Mauro Righello che ha parlato di «opportunità importante per il territorio», aggiungendo che, assieme ad altri sindaci (all’assemblea c’era anche quello di Cengio Ezio Billia), sta lavorando per cercare di coinvolgere nel “Contratto” Regione e Provincia di Savona. Per quest’ultima la strada sembra più difficile anche perché fin dall’inizio il presidente Angelo Vaccarezza, aveva espresso disinteresse per l’iniziativa.

Il primo cittadino di Monesiglio Carlo Rosso, ribadendo la volontà di lavorare insieme alla parte ligure, ha letto un documento unitario dei 16 sindaci del tratto cuneese, nel quale si ripone speranza nel Contratto di fiume per il rilancio della zona, puntando sulle infrastrutture in grado di sostenere le attività produttive e promuovere il turismo di qualità. «Riteniamo che il credito che il nostro territorio ha nei confronti della storia debba ora essere riscosso», si legge nel documento.

E a proposito di credito, la Valle Bormida piemontese non vuole dimenticare il risarcimento per il danno ambientale, che, come ha sottolineato il presidente di Valbormida viva Ilvo Barbiero, potrebbe essere destinato proprio a sostenere il Contratto di fiume. Barbiero, tra gli obiettivi concreti ha indicato la fruizione del Bormida a uso turistico, agricolo e per attività di pesca, auspicando anche un sostegno alle attività del centro di documentazione che l’associazione ha allestito a Monesiglio.

Dell’importanza del risarcimento ambientale ha parlato anche, a margine dell’assemblea, il sindaco di Saliceto Enrico Pregliasco. «Il risarcimento è l’unico filone economico del futuro. Le istituzioni devono fare pressing su Ministero e Syndial. Solo coi fondi del risarcimento si può avviare il rilancio della valle secondo le linee indicate da Finpiemonte», ha sottolineato il sindaco di Monastero Bormida Gigi Gallareto.

E sarà proprio Monastero Bormida a ospitare, il 29 giugno, il prossimo incontro, dedicato all’apertura dei “tavoli” nei quali verranno approfonditi i temi emersi dall’assemblea di Alessandria. A meno che non venga accolta (com’è probabile) la proposta lanciata dall’ingegner De Giorgio di trasferire l’incontro in un Comune del savonese per provare a riavvicinare le parti. Se la Liguria non va al Contratto di fiume, il Contratto di fiume prova ad andare in Liguria.

Corrado Olocco

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