Effetto sisma, cosa fa la Granda

La classificazione sismica del Piemonte

 TERREMOTO Ad Alba il rischio di un terremoto intenso è basso, ma Gazzetta ha incontrato il vicepresidente della Provincia Giuseppe Rossetto e l’assessore alla Protezione civile e Pronto intervento Stefano Isaia per verificare quale sia la situazione nella Granda.

Stefano Isaia

Assessore Isaia, nel cuneese è alto il rischio sismico?  «La nostra provincia è interessata da attività sismica generalmente modesta come intensità ma notevole come frequenza. La Regione, sulla base di uno studio realizzato dal Politecnico di Torino in collaborazione con l’Eucentre di Pavia e seguendo i criteri fissati dalla legge nazionale, ha aggiornato la classificazione relativa ai Comuni cuneesi, che orasono catalogati in zona 3, a basso rischio sismico (135 Comuni), e in zona 4, a rischio molto basso (115 Comuni)».

Quali sono le aree più a rischio? «Osservando la localizzazione degli epicentri registrati dalle reti sismiche si nota una distribuzione che segue la direzione dell’arco alpino. Il rischio relativamente maggiore riguarda i Comuni montani e della pianura adiacente, mentre Langhe e Roero sono soggette a rischi relativamente minori».

La classificazione sismica del Piemonte

A livello provinciale, in caso di emergenza sismica, chi deve intervenire?  «L’emergenza legata a un terremoto viene gestita secondo le procedure del piano di Protezione civile provinciale. Il documento definisce come gli enti istituzionali (Comuni, Provincia, Prefettura) e le componenti operative (Vigili del fuoco, Forze di Polizia, Guardia forestale, servizi tecnici, Croce rossa, Servizio sanitario, organizzazioni di volontariato, Corpo nazionale di soccorso alpino, ecc.) debbano comportarsi al fine di gestire e superare l’evento calamitoso in maniera efficiente».

Qual è il ruolo dell’Amministrazione provinciale? «È tenuta a coordinare i servizi di soccorso e assistenza alle persone colpite dal sisma e gli interventi realizzati in collaborazione con altri enti e amministrazioni. Nel secondo caso, il coordinamento spetta al Dipartimento nazionale di Protezione civile e al Prefetto, con la partecipazione di tutti gli enti territoriali».

Giuseppe Rossetto

Qual è lo stato di salute delle strutture di proprietà della Provincia dal punto di vista della sicurezza sismica, Rossetto? «I nostri edifici, essendo stati costruiti anche molti anni fa, non risultano ancora tutti adeguati alle più recenti norme antisismiche, le quali, peraltro, consentono un margine di tempo per intervenire più ampio rispetto a quello per la messa in sicurezza ordinaria, anche perché fino a pochi anni fa molte zone cuneesi non erano considerate sismiche (oggi fanno parte della Zona 4, nda). In ogni caso, le strutture della Provincia non presentano particolari criticità o rischi».

Come mai la messa a norma di questi edifici (tra cui molte scuole superiori) tarda ad arrivare? «Le risorse a disposizione per questo tipo di interventi purtroppo sono poche, ma stiamo facendo il possibile per avviare un progetto strutturato di messa a norma antisismica, che potrà concretizzarsi solo se Stato e Regione torneranno a erogare contributi nell’ambito della sicurezza. Nell’immediato metteremo in campo proventi patrimoniali della Provincia e i fondi stanziati dalla fondazione Crc».

Quali costruzioni avete previsto di adeguare nei prossimi mesi? «Partiremo dal complesso dell’ex Caserma Govone di Alba, dove si interverrà con circa 230 mila euro per mettere in sicurezza dal punto di vista sismico l’edificio che, tra qualche mese, ospiterà tutte le classi del liceo scientifico Leonardo Cocito e quelle dell’artistico Pinot Gallizio. Un intervento simile, da circa 200 mila euro, sarà realizzato nell’ex caserma Musso di Saluzzo, anch’essa destinata a diventare un polo scolastico. L’obiettivo è di intervenire, negli anni a venire, su tutti gli altri edifici di nostra proprietà, dando la priorità a quelli per cui è già previsto un adeguamento ordinario e che raggruppano più istituti scolastici e studenti, in modo da massimizzare l’efficacia degli investimenti».

Enrico Fonte

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