Il direttore risponde (26 giugno)

L’unica forza capace di formare una famiglia è l’amore Milano, settimo Incontro mondiale delle famiglie.

Il 3 giugno, sulla famiglia, sulla sua peculiarità, sulla sua importanza umana, etica, educativa, sul suo essere forte risorsa della società si è detto di tutto e di più. Io, invece, desidero parlare di tutte quelle famiglie “concrete” che quotidianamente si arrabattano in mille difficoltà e invece di mollare la presa cementano la loro unione e diventano punti cardinali per i figli. Così è stata anche la mia famiglia, dove io ho respirato nella più totale semplicità e libertà valori profondi su cui ho basato tutta la mia vita. La mia era una famiglia normale, di contadini, con “dentro” la consapevolezza di non essere agiati, anzi, ma di poter vivere con dignità del poco che si aveva. La mia era una famiglia normale dove il rispetto per il cibo e il pane cotto una volta alla settimana era davvero prezioso: mangiato quasi sempre asciutto, cioè senza companatico ma molto gustato. Guai a sprecarlo! La mia era una famiglia normale dove tra fratelli si bisticciava spesso e volentieri, dove le marachelle, alcune anche pericolose, erano all’ordine del giorno, dove si sperimentavano sonore lavate di capo e i giochi si protraevano più del dovuto, e i compiti di scuola venivano eseguiti fuori tempo sotto l’occhio indulgente del nonno che però esigeva fossero fatti con ordine, impegno e usando la “testa”. La mia era una famiglia normale dove i vestiti smessi dai fratelli maggiori venivano indossati dai minori in un turnare di abbigliamenti e calzature a volte simpatico perché i ritocchi non erano sempre al top e le scarpe tagliate in punta per dare sfogo al pollicione erano una caratteristica costante. Eppure non ci si sentiva “diversi” o più “poveri”: si stava bene perché “dentro” avevamo già un minibagaglio di cose buone mutuato dai nostri familiari. Perché vi ho raccontato tutto questo? Semplicemente perche a settant’anni sono fermamente convinta che l’unica forza capace di formare e crescere una famiglia sia l’amore: un amore vero, come quello in cui hanno creduto le nostre famiglie di un tempo e in cui credono le migliaia di famiglie presenti a Milano. “Il nostro cuore è il nostro oro!” (Sant’Ambrogio).

Lina Capriolo

L’amore è davvero l’unica forza capace di formare e crescere una famiglia. Anzi, la famiglia stessa è il segno, il sacramento dell’amore. Purtroppo si confonde spesso l’amore con l’innamoramento, con l’attrazione fisica ed emotiva. L’amore è qualcosa di più. Il suo contrario non è l’odio, ma l’egoismo. Amore è uscire da se stessi per andare incontro all’altro. La diversità e la complementarità tra l’uomo e la donna che si uniscono in matrimonio manifestano il significato dell’amore. Gli sposi diventano l’immagine del Dio unico in tre persone, manifestano nonostante i limiti e le difficoltà la comunione che unisce il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Come ha detto Benedetto XVI durante l’Incontro mondiale delle famiglie a Milano, «l’amore è ciò che fa della persona umana l’autentica immagine della Trinità, immagine di Dio. Cari sposi, nel vivere il matrimonio voi non vi donate qualche cosa o qualche attività, ma la vita intera. E il vostro amore è fecondo innanzitutto per voi stessi, perché desiderate e realizzate il bene l’uno dell’altro, sperimentando la gioia del ricevere e del dare. È fecondo poi nella procreazione, generosa e responsabile, dei figli, nella cura premurosa per essi e nell’educazione attenta e sapiente. È fecondo infine per la società, perché il vissuto familiare è la prima e insostituibile scuola delle virtù sociali, come il rispetto delle persone, la gratuità, la fiducia, la responsabilità, la solidarietà, la cooperazione». Non è facile oggi vivere tutto questo. Troppi cospirano per distruggere la famiglia. Anche lo Stato, in Italia, non è di grande aiuto. Eppure solo l’amore che si sperimenta nelle famiglie può trasformare il mondo.

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