Il direttore risponde (3 luglio)

«Anche ad Alba serve più rigore contro i pirati della strada»

Gentilissimo Direttore, con la bella stagione si ripropongono temi legati alla viabilità. La circolazione diventa più vivace, disordinata e rumorosa. I motociclisti sentono il bisogno di sfoggiare la potenza dei loro bolidi, molti automobilisti sgommano, decollano sui pochi dossi presenti sui nostri corsi. Ogni giorno si sfiora l’incidente sia tra veicoli sia in prossimità degli attraversamenti pedonali. Ho letto che a Bra si sta affrontando il problema pianificando l’installazione di altre diciotto colonnine per autovelox da aggiungere alle due già installate, che hanno dato i loro buoni frutti in termini di riduzione della velocità e di maggior rispetto del Codice della strada. Ad Alba, nonostante gli appelli da più parte lanciati, sino a oggi non siamo riusciti
a collocare, neanche temporaneamente, un autovelox forse perché, in nome di una presunta libertà, non è conveniente porre limiti e non solo di velocità a chi non ha rispetto del suo prossimo. Non voglio pensare che i nostri cugini di Bra siano dei rivoltosi e applichino delle leggi fatte a loro piacimento, che non temano di tener lontano i turisti, di perdere le elezioni con misure impopolari, di paralizzare il traffico. Credo che trarremmo tutti beneficio da un traffico più attento,
meno frenetico, pericoloso, inquinante e rumoroso.

Fiorenzo Giubellino,
Alba

Al di là di ogni polemica sugli autovelox e sulle motivazioni per installarne di più o per non farlo, quello del rispetto del Codice della strada è un tema sempre attuale. In estate e in inverno. Nel nostro Paese ogni anno, segnala l’Associazione italiana familiari e vittime della strada, scompare per gli incidenti un paese di 5.000 persone. Ci sono poi 300.000 feriti e oltre 20.000 disabili gravi prodotti da questa «guerra non dichiarata» (cfr. www.vittimestrada.org). A mio parere ogni azione che possa fungere da deterrente è da portare avanti, compresi gli autovelox o il sistema tutor. Ma non basta. Anzi, non deve diventare una soluzione semplice (utile anche a fare cassa), per lavarsi le mani su tutto il resto. E il resto consiste soprattutto in due cose: prevenzione e certezza della pena. Prevenzione vuol dire educazione stradale, nelle scuole, ma anche attraverso convegni, incontri, filmati, quaderni tecnici, ecc. Ricordo che l’istruttore di scuola guida ci diceva che stavamo per conseguire non la patente di guida, ma la “licenza di uccidere”. Una presa di coscienza più forte in tema di responsabilità civile e di sicurezza nella guida è indispensabile. E va sostenuta dalle istituzioni. In questo senso molto si è fatto, anche ad Alba. E Gazzetta ha sempre dato il suo contributo. Riguardo alla certezza della pena, il problema è più ampio e riguarda i tempi e i modi della giustizia in Italia. L’auspicio è che i responsabili siano puniti in modo commisurato alla gravità dei reati e che le vittime o i familiari ottengano un risarcimento equo.

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