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Il popolo dei rave parties

GIOVANI  Per evadere da quella prigione che chiamano realtà, alcuni giovani creano mondi paralleli. Sono i cosiddetti rave parties, le feste illegali, caratterizzate dalla musica elettronica e l’uso di sostanze stupefacenti. Si basano sull’occupazione abusiva di un suolo pubblico o privato: boschi, campi o fabbriche abbandonate, grazie al tam tam sui social network, si trasformano per più giorni in discoteche “libere”: i vincoli di orario sono assenti, e il volume della musica non ha restrizioni. La diffusione dei raves in Europa cresce di anno in anno in maniera esponenziale; parallelamente aumentano i blitz delle Forze dell’ordine.

Il Piemonte insieme con la Lombardia, secondo un recente studio finanziato dalla Regione (progetto Neutravel), risulta in cima alla classifica italiana per il numero di eventi abusivi. A organizzarli sono anche ragazzi stranieri, francesi perlopiù, poiché le leggi di Parigi sono più severe rispetto alle norme italiane. Per questo la Giunta di Roberto Cota ha espresso più volte la volontà di sradicare queste manifestazioni, ma nonostante la presa di posizione, gli eventi illegali continuano a germogliare. A Sant’Albano Stura, Valenza, Torino, Lesegno e Cuneo nell’ultimo anno i Carabinieri hanno totalizzato più di duecento denunce per occupazione illecita di suolo pubblico e spaccio di droga.

E proprio l’utilizzo degli stupefacenti è stato oggetto di analisi per gli specialisti (medici, infermieri e psicologi) del progetto Neutravel, i quali hanno individuato, intervistando un campione di 15 mila ragazzi piemontesi, le preferenze del popolo dei freeparty: il 15-20 per cento assume cocaina, il 60-65 per cento mescola sostanze stupefacenti all’alcol. In ampia diffusione il commercio di ketamina, anestetico per cavalli a basso costo. Il dato più preoccupante riguarda la regolarità dell’assunzione: il 50 per cento dichiara di alterarsi una volta a settimana. Della restante percentuale nulla si afferma, ma, secondo alcuni (vedi la testimonianza), si tratta di ragazzi che, per creare un distacco dalle difficoltà della vita, trovano nel ballare un’efficace valvola di sfogo.

Per conoscere la situazione ad Alba ascoltiamo il parere del capitano dei Carabinieri Nicola Ricchiuti: «Nel territorio non si parla di rave dai tempi di Bergolo. Sappiamo invece che nella zona di Fossano, della Valle Bormida e dell’entroterra ligure sono frequenti le occupazioni di suolo illecite. L’ultimo sequestro di droga effettuato in occasione di una festa risale ad aprile: a Cortemilia alcuni ragazzi sono stati sorpresi a consumare stupefacenti in una villa, ma era un’altra storia».

Marco Viberti

Non mi è piaciuto

Circa due mesi fa Elena S., studentessa albese classe 1988, si è imbattuta in una festa illegale. Ecco la sua voce: «Sentivo la musica da casa di mia cugina Chiara, fossanese. Incuriosita, insieme a lei, mi sono spinta nella campagna, in cerca della festa. Non mi aspettavo di trovare un centinaio di persone in prossimità di un fiume. Appena arrivata mi sono presentata, ho chiesto ad alcuni ragazzi il nome dell’evento, chi fossero gli organizzatori e altre informazioni. Nessuno rispondeva, tutti tergiversavano. Ciò che più mi sconvolse fu il disagio: le persone con cui parlavo avevano lo sguardo perso e una parlantina strana. Non sono un medico, ma si trattava di droga. Non rimasi a lungo, non ho assistito alla successiva operazione dei Carabinieri. Mi sentivo fuori luogo: la musica fuoriusciva da due casse ed era ripetitiva; inoltre, la maggiore parte dei partecipanti possedeva un look alternativo: tatuaggi, orecchini e vestiti larghi, mentre io indossavo i soliti jeans e maglietta e mi sentivo inadeguata. Quando ho notato che vicino alle casse alcuni giovani ballavano con i loro cani in braccio, mi sono indignata e ho deciso di andarmene. Gli animali sentono i suoni più amplificati rispetto all’uomo e se le mie orecchie pulsavano di dolore non immagino quelle di un labrador».

mar.vi.

 Non tutti i ravers sono drogati

Chiameremo Mario il ragazzo albese che si è reso disponibile per raccontarci la sua esperienza. Ci chiede di garantire l’anonimato: lo scorso aprile ha partecipato al rave di Valenza, al termine del quale le Forze dell’ordine hanno effettuato controlli, denunce e arresti. Il suo punto di vista mira a screditare i luoghi comuni che dipingono le feste illegali come supermercati della droga.

«Ho venticinque anni e sono laureato in scienze della comunicazione, abito ad Alba e senza vergogna ammetto di essere un frequentatore dei cosiddetti freeparty. Negli ultimi anni si è creato un alone negativo attorno alle feste illegali, i media esagerano e la gente si lascia influenzare: credere nei cliché aumenta la sicurezza, si pensa di avere la situazione sotto controllo. Tuttavia, per analizzare qualsiasi evento, occorre osservarlo nel dettaglio. Non è vero che tutti i ravers sono drogati: anzi, sono convinto che la vera attrattiva delle feste illegali non consista nel commercio degli stupefacenti, bensì nel senso di libertà. Non esiste vincolo rispetto alle discoteche e, il più delle volte, ci si ritrova a contatto con la natura, lontano dalla modernità. Per esempio nella campagna alessandrina si respirava un clima sereno: non nego la presenza di droga tra i ragazzi, ma nessuno obbligava ad acquistarla (per esperienza so che la stessa situazione si può riscontrare in città). Gran parte dei partecipanti, come il sottoscritto, aveva solo bisogno di distrarsi. Infatti la mia unica droga è la melodia e se la città mi offrisse divertimento “libero” e musica variegata, sarei ben lieto di non rischiare le denunce. Da che mondo è mondo, le troppe restrizioni portano alla trasgressione».

mar.vi.

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