Guido Crosetto: «Due mesi per salvare Levaldigi»

Parliamo con l’onorevole Guido Crosetto, del Popolo della libertà. Da pochi giorni è stato nominato presidente della Geac, la società che gestisce l’aeroporto di Cuneo-Levaldigi: il suo compito è quello di risollevarne le sorti economico-finanziarie.

Perché ha accettato la nomina? Il compito che la attende non è facile, ci sono rischi di insuccesso.
«Innanzitutto per senso del dovere. Ho ricevuto pressioni e richieste multilaterali, sollecitazioni ad accettare da parte di autorità e politici. Questo territorio mi ha dato molto e in qualche modo voglio ricambiare: non ho competenze specifiche, ma relazioni e credibilità. Ho già contattato il ministro allo sviluppo economico Corrado Passera e il Sottosegretario alla presidenza del Consiglio. A breve riceverò risposta sulle possibilità e i limiti esistenti per Levaldigi. Ci ho messo due giorni, altri ci avrebbero messo due mesi. Eppure…».

Dubita di se stesso?
«No, dubito della situazione. Se devo essere sincero non sono ottimista: mi sono dato una scadenza stringente, massimo due mesi: se non riuscirò a cavare un ragno dal buco in questo periodo, lascio l’incarico. Per la sostenibilità economica un aeroporto deve avere almeno 500-600 mila passaggi all’anno: a Cuneo manca, semplicemente, il bacino d’utenza. Si potrebbero compensare i passaggi “umani” con il trasporto merci, sarebbe una via interessante».

Quali altre strategie perseguirà per “salvare la baracca”?
«Bisogna ottenere la “licenza” per la collaborazione stretta con altri aeroporti. Levaldigi è una struttura giovane, perciò incontrerà maggiori difficoltà. L’idea principale è quella di far funzionare Cuneo come una navetta per l’aeroporto di Nizza, che è il terzo della Francia. In questo modo potremmo attirare l’attenzione anche delle compagnie di punta e low cost, come Ryanair».

A proposito di costi. Quanto intascherà per ricoprire l’incarico di presidente?
«Assolutamente nulla. La retribuzione è pari a zero, anzi, dovrò pagare di tasca mia pure la benzina per gli spostamenti. Non è una scelta forzata, ma rispettosa del generale contesto di difficoltà economica che il Paese sta attraversando».

Matteo Viberti

225.500 passeggeri, ne servono 600 mila

Il vero nome dell’aeroporto di Cuneo-Levaldigi è “Aeroporto internazionale di Torino-Cuneo Levaldigi”: un’etichetta che richiama la vicinanza geografica e il legame collaborativo (nato durante le Olimpiadi invernali del 2006) con Caselle.
Levaldigi, situato a 10 km a sud di Savigliano e a 21 km a nord-est di Cuneo, è dotato di una pista in asfalto lunga 2.104 m ed è gestito dalla Geac spa. Si potrebbe dire che la storia inizia dal 1986, quando l’aeroporto venne aperto al traffico commerciale nazionale. Poi, nel corso del 1994, l’Enac autorizzò l’atterraggio agli aerei di linea fino a 48 metri di lunghezza. Una biografia giovane, acerba e disseminata di difficoltà, dato che la posizione logistica dell’aeroporto non ha mai garantito l’apporto di passeggeri sufficiente a pareggiare il bilancio di gestione.
Levaldigi ha fatto volare, l’anno scorso, 225.500 persone, un record per lo scalo: ma ne servirebbero 600 mila per agguantare la sicurezza finanziaria. Per il 2011, infatti, il buco di bilancio era pari a 1,4 milioni di euro. Nel 2012 è stato sottoscritto un aumento di capitale, ma alcuni dei soci partecipanti in Geac hanno preferito rinunciare. Dal suo blog il sindaco di Alba, Maurizio Marello, qualche mese fa aveva espresso una posizione intransigente: «Il Comune di Alba non aderirà all’aumento di capitale perché credo che, nell’interesse generale, sia bene che Levaldigi chiuda. Continuare a sostenere l’aeroporto cuneese significa mantenere in vita un soggetto in coma, sottoponendolo a un accanimento terapeutico ai danni dei contribuenti».
In effetti, solo il Comune di Alba tra il 2003 e il 2006 ha pagato circa 225.000 euro per evitare il fallimento dello scalo. Sintetizzando, la storia dell’aeroporto è sempre stata caratterizzata da avvisaglie di perdita, pericoli e lampanti prove di malfunzionamento. Le decisioni politiche hanno puntualmente cercato di salvare lo scalo, ma oggi l’esistenza di Levaldigi sembra approdare a una svolta definitiva.
Se nemmeno Crosetto ce la farà a risanare i conti (vedi intervista a lato), si procederà con ogni probabilità all’irrimediabile chiusura. m.v.

Banner Gazzetta d'Alba