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Camusso:«Legalità vuol dire SVILUPPO»

L’INTERVISTA L’Università del gusto di Pollenzo ha ospitato la scorsa settimana l’annuale convegno del sindacato nazionale Cgil, intento a un dibattito il cui tema centrale è stato il concetto di legalità. A chiudere i lavori è arrivata la segretaria generale Susanna Camusso. Gazzetta le ha chiesto un commento sulla condizione economica del Paese.

Camusso, siamo in un territorio da proteggere o la nostra zona può dirsi indenne, “isola”?

«Qualunque territorio va protetto. L’esempio della Lombardia è significativo di come si venga colti di sorpresa, quando l’illegalità affiora. I soggetti che partecipano alla crescita economica di questo Paese devono essere costantemente sorvegliati: ad esempio, il sistema degli appalti dev’essere regolato, altrimenti si favoriscono certi elementi invece che altri. Ma per il momento devo ammettere che questo Paese ha paura ad affrontare questi temi».

Con «questo Paese» intende l’attuale Governo?

«Il Governo di Mario Monti ha il merito di aver spezzato, rispetto all’ultimo esecutivo Berlusconi, l’idea che le tasse non siano da pagare. Per l’ex Premier le tasse erano il demonio, per Monti sono un mantra. Ma poi non c’è coerenza nei comportamenti, nell’amministrazione. Ad esempio, sull’evasione non si è andati fino in fondo. Si sta operando ancora sui “poveri” e questo è un fenomeno che non ha precedenti. Se si vuole fermare l’evasione come origine dei mali bisogna operare una defiscalizzazione a vantaggio di tutti, una semplificazione della tassazione. Invece, continuano a esserci gravi “incrostazioni” nel Paese».

Come vede il futuro dei giovani?

«Ai giovani bisogna dare prospettive per un lavoro legale. La legalità è un fattore di sviluppo: offrire un lavoro in modo trasparente è il primo passo da compiere. L’aumento delle infiltrazioni mafiose è cresciuto anche a causa di una semplice motivazione: se lo Stato taglia e si riduce l’accesso al credito, si possono spingere le imprese sotto l’ala dell’illegalità. Questo però rischia di modificare completamente la geografia economica che si svelerà una volta passata la crisi».

Maurizio Bongioanni

CHI È

Ha iniziato a occuparsi di sindacato nel 1975, durante gli studi, quando militava nel Partito socialista italiano. Dal 1977 al 1997 è stata dirigente locale della Fiom milanese, poi di quella lombarda e infine è entrata nella segreteria nazionale del sindacato dei metalmeccanici della Cgil. La sua carriera si è sviluppata in crescendo fino al 3 novembre 2010, quando è stata eletta segretario generale della Cgil con il 79,1 per cento dei voti, succedendo a Guglielmo Epifani. Oltre all’attività sindacale, Susanna Camusso fa parte del movimento delle donne ed è tra le promotrici dell’associazione Usciamo dal silenzio. Dal secondo marito, il giornalista Andrea Leone, ha avuto una figlia, Alice.

IL LAVORO PRIMA DI TUTTO

«Questa è una piazza straordinaria, ci sono tante bandiere rosse». Così la leader della Cgil Susanna Camusso ha aperto – sabato 20, come si vede dalla foto – il suo intervento dal palco di piazza San Giovanni, in chiusura della manifestazione del sindacato a Roma. La Cgil ha dedicato l’incontro al lavoro, dopo due anni dall’ultima iniziativa nel luogo simbolo della storia sindacale. Non erano previsti cortei, ma una piazza trasformata in “agorà del lavoro”, considerato l’unica chiave per uscire dalla crisi. Trenta stand, ventuno regionali e gli altri di categoria, hanno riempito lo spazio, dominato dalla musica di Casa del vento, Tosca, Eugenio Finardi e molte storie di lavoratori. L’obiettivo della Cgil puntava a «ricordare al Governo di mettere il lavoro prima di tutto », lo slogan dell’iniziativa.

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