Il direttore risponde (9 ottobre)

«La corruzione è un tumore frutto del berlusconismo»

Gent.mo Direttore, non è facile tenere dietro agli scandali della nostra classe dirigente. Vorrei proporre una chiave di lettura con un’immagine. Queste situazioni, diffuse in tutta Italia, da Nord a Sud, altro non sono che metastasi di quel tumore che è stato il berlusconismo. Non dimentichiamo infatti che quest’uomo “scese in campo” quasi vent’anni fa, in un Paese già gravemente malato, per salvaguardare i propri interessi. E c’è riuscito molto bene: da uomo più indebitato d’Italia è diventato l’uomo più ricco d’Italia! Sulla sua scia, una schiera di politici e amministratori ha usato la carica politica come strumento di arricchimento personale, con uno spreco di denaro pubblico scandaloso. Basti ricordare un dato circolato nei giorni scorsi: ogni consigliere regionale “costa” alla collettività 740 mila euro l’anno! Perfino la gerarchia cattolica per un decennio “cieca e sorda” di fronte alle malefatte dei politici di centro-destra (con poche, lodevoli eccezioni tipo Famiglia Cristiana!) ha dovuto prendere una posizione ferma per bocca del cardinal Bagnasco. Per combattere questo tumore, un anno fa è stato chiamato, a furor di popolo e di mercati, Mario Monti che ha usato la chemioterapia, sotto forma di tasse. La cura non sembra aver dato i frutti sperati. Un esempio: l’Imu, l’odiata tassa sulla casa, ha portato nelle casse dello Stato 9,5 miliardi di euro! Peccato che nello stesso mese di maggio il debito pubblico italiano sia cresciuto da 1.949 a 1.966 miliardi di euro. Se lo Stato ha incassato 9,5 miliardi e contemporaneamente il debito è aumentato di 17, il saldo passivo è di 7,5 miliardi. Insomma, la cura-Monti non ha funzionato. Non è riuscita ad attaccare ed eliminare le cellule malate, mentre ha aggredito e ucciso tante cellule sane, mandando in crisi famiglie e imprese. In ambito mondiale, il tumore si chiama “libero mercato senza regole”, la dottrina secondo cui il mercato, lasciato libero e senza regole, produrrà benessere e ricchezza per tutti. Invece il libero mercato ha prodotto una crisi che ha coinvolto banche e stati nazionali: pochissimi si sono enormemente arricchiti, moltissimi sono oggi più poveri. Ci sarà un “chirurgo” all’altezza? La risposta alle prossime elezioni!

Battista Galvagno

Mi sembra una lettura un po’ troppo manichea. Dov’era infatti l’opposizione in questi anni? E, soprattutto, cosa è stato fatto per contrastare questo andazzo, in particolare da quei politici che si richiamano ai valori cristiani? Non deve essere sempre necessaria l’imbeccata della gerarchia ecclesiastica per sapere che cosa fare. Un piccolo esempio può chiarire le cose. Nella Regione Lazio le erogazioni per i gruppi politici sono lievitate tra il 2010 e il 2011 da un milione a 14 milioni. La decisione dell’Ufficio di presidenza è stata ratificata dal Consiglio regionale. Tutte le delibere sono sempre passate all’unanimità. Né Pd, né Udc, né Idv si sono opposti. C’è anche un’altra riflessione da fare. Ne ha scritto Fulvio Scaglione nel sito di Famiglia Cristiana. Tutti hanno detto che dopo la prima Repubblica e con la discesa in campo di Berlusconi finalmente la società civile si appropriava della cosa pubblica, non più lasciata in mano ai politici di professione, di chi campa cioè con il denaro pubblico, e può avere l’unico merito di essere un militante fedele. E così più di un quarto dei parlamentari è composto da avvocati, commercialisti, architetti, ingegneri, medici, notai. E ancora da impiegati, insegnanti, giornalisti, magistrati, imprenditori. Scaglione conclude: «Quindi parlare di casta non ha senso. Bisognerebbe fare un discorso più antipatico e complesso. E cioè che è diffusa nel popolo italiano tutto la convinzione che la cosa di tutti sia cosa di nessuno. E che appena arrivati nel luogo ove la cosa di tutti viene amministrata, sia occasione imperdibile quella di ritagliarsene una fetta. E pazienza per tutti gli altri. La casta siamo noi una volta arrivati nel posto dove si può rubare (quasi) impunemente, ecco tutto». Forse la vera soluzione allora è una nuova coscienza etica, un cambio di mentalità a tutti i livelli, una riscoperta della politica come servizio in vista del bene comune. Non solo a parole.

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