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La crisi del Pdl vista da Cuneo

ANALISI Il fondatore e leader del Popolo della libertà, Silvio Berlusconi, ha dichiarato di rinunciare a candidarsi. In Piemonte, a tenere banco è la questione delle dimissioni da presidente della Provincia di Asti di Maria Teresa Armosino. Gazzetta ne parla con il vicepresidente della Provincia di Cuneo Giuseppe Rossetto.

Rossetto, crede nell’uscita di scena di Berlusconi?

«Sì. Più volte è stato sul punto di lasciare, ma non lo ha mai fatto perché sapeva che senza il suo carisma il partito si sarebbe frantumato. Berlusconi ora ha capito che, nonostante il Partito democratico abbia serie possibilità di vincere le prossime elezioni, una sua uscita di scena potrebbe favorire la nascita di un grande partito di moderati, che avrebbe i favori del pronostico di fronte a un Pd così diviso al suo interno».

Dunque, la rinuncia di Berlusconi porterebbe vantaggi al Pdl stesso, giusto?

«Mettendo sulla bilancia pro e contro di un’eventuale uscita di scena del Cavaliere, si giunge alla conclusione che la mancata ricandidatura di Berlusconi gioverebbe al Pdl, che, in questo modo, potrebbe riuscire a coinvolgere i centristi, come Casini e Montezemolo, e, allo stesso tempo, avviare quel processo di rinnovamento della politica chiesto dagli italiani».

Senza Berlusconi, il centro- destra su chi dovrà puntare?

«Pur apprezzandone la serietà, non credo che Angelino Alfano, attuale segretario del Pdl, abbia le caratteristiche di un leader carismatico. Credo dunque che la soluzione più logica sia quella di un Montibis, la cui nomina a presidente del Consiglio dovrà però avvenire attraverso il voto. Nonostante personalmente non condivida tutte le scelte del Governo, penso che Mario Monti sia la persona giusta per portare serenità, lavoro, crescita e garantire alle istituzioni italiane una buona credibilità all’estero».

Rimanendo in casa del Pdl, la presidente della Provincia di Asti Maria Teresa Armosino si è dimessa. Che idea si è fatto?

«Comprendo la sua scelta, che suona come un segno di protesta nei confronti della riorganizzazione delle Province, tagliando competenze a enti che, seppure debbano fare la loro parte, non s o n o fonte di sprechi così come sono state descritte. Allo stesso tempo, però, ritengo che Armosino abbia fatto una scelta anche di “convenienza”: essendo parlamentare, per potersi ricandidare alle elezioni, avrebbe dovuto lasciare l’incarico di presidente della Provincia entro la fine di ottobre. È così è stato, segno che, probabilmente, Armosino teneva di più alla carica romana».

La decisione di Armosino potrebbe ripercuotersi sulla Provincia di Cuneo, con le dimissioni della presidente Gianna Gancia?

«Gancia non si dimetterà. Sente di avere raggiunto un risultato storico, diventando la presidente donna di Provincia più giovane d’Italia e, pertanto, rispetterà il mandato fino in fondo. Questo, purtroppo, potrebbe non bastare per salvare la Provincia, che nel 2013, oltre agli 11 milioni e 700 mila euro di trasferimenti statali in meno e dopo le decine di milioni di euro tagliati neidue anni precedenti, potrebbe vedersi privata, dalla nuova legge di stabilità, di altri 2-3 milioni di euro».

Enrico Fonte

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