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Rosella e il porcellino di Quinhuaragra

LA STORIA Guai a parlare di scelta di vita, vi risponderebbe fiera: «Scelgo ogni giorno, da dieci anni, di restare in Perù tra la mia gente», e concluderebbe con un caustico: «Se volessi potrei ritornare domani». C’è tutto l’orgoglio di Rosella Callorio (nella seconda foto, in alto) in questa risposta. Priocchese di nascita, Rosella all’apparenza è una piccola donna che nasconde, dietro a un sorriso, un grande cuore e una straordinaria forza d’animo che l’hanno portata, nel 2002, a lasciare famiglia e amici per sposare la missione dell’Omg (Operazione Mato Grosso), rivolto soprattutto ai giovani, ai quali propone di lavorare gratuitamente per gli “ultimi” nelle zone più povere del mondo. Tornata in questi giorni in Perù, dopo tre mesi trascorsi in Italia, Rosella ha acconsentito, a poche ore dalla partenza, a raccontare a Gazzetta la propria esperienza.

Da quanto non tornava a Priocca dalla sua famiglia? Come ha trascorso questi 90 giorni?

«Da 3 anni non tornavo. Sono stati tre mesi intensi, trascorsi in compagnia di altri 80 ragazzi nei campi di lavoro ad Asti per raccogliere fondi a favore delle missioni. Torno in Perù contenta, perché ho visto tanto entusiasmo e voglia di aiutare».

E ora l’aspetta un lungo viaggio.

(Sorride) «Noi la chiamiamo la “piccola Odissea”, un giorno di volo per arrivare a Lima, 8 ore di bus per giungere a Huaraz, da lì con altro bus molto vecchio in circa 6 ore arriverò a Chacas, dove lavora la maggior parte degli italiani dell’Omg (tra cui il medico priocchese Cristiano Tarabra, ndr). Da Chacas 2 ore di jeep e 3 ore e mezza a piedi per arrivare a Quinhuaragra, quella che da 10 anni è la mia casa».

Quinhuaragra?

«È una delle più piccole tra tutte le missioni dell’Omg, si tratta di un paesino poverissimo di 150 anime, sulle Ande, a 4 mila metri d’altezza. Una manciata di case dove la luce è arrivata solo da qualche anno, una piccola piazzetta e nessuna strada per le auto. Questa è Quinhuaragra».

Di che cosa si vive?

«Di pastorizia e di coltivazione di patate».

Lei, invece, come svolge la sua missione?

«Seguo – anzi è più giusto dire seguiamo, perché con me nella missione lavora una ragazza romagnola – le famiglie più povere, cercando di portare un aiuto concreto. Gestiamo l’asilo e le scuole elementari e il doposcuola, assistiamo le famiglie e gli anziani. Curiamo l’oratorio. Il sabato, con i bambini, raccogliamo la legna per le vecchiette, la domenica ci sono la Messa, i canti, i giochi, il catechismo e poi il pranzo comunitario».

Offrite anche lavoro?

«A gennaio, durante le vacanze scolastiche, ospitiamo le bambine 3 settimane. Con noi fanno pulizie e lavori di ricamo, alla fine portano a casa viveri e qualche soldo per comprare quaderni e libri per la scuola. Inoltre, abbiamo un orto, da giugno a dicembre a Quinhuaragra ci raggiungono altri ragazzi dell’Operazione Mato Grosso e possiamo così accogliere uomini a lavorare».

Una società arcaica dove non sembrano essersi spinti i lunghi tentacoli della globalizzazione. È così?

«Non proprio, i giovani vivono nel mito del consumismo più bieco, le faccio un esempio: in alcune case ci sono televisioni, ma a Quinhuaragra non c’è segnale televisivo, ci sono alcuni cellulari, ma non c’è copertura telefonica. Possiedono questi oggetti senza poterli usare, solo per dire di averli e sentirsi più vicini allo stile di vita di città come Lima».

Che città è Lima?

«È una metropoli moderna, paragonabile alle grandi città europee in cui è possibile trovare tutto e il contrario di tutto. Molti uomini di Quinhuaragra partono alla volta di Lima, dove si trovano a vivere ai margini, a dormire in baracche, lavorando per stipendi da fame per poi rimpiangere la vita della montagna. Li capisco».

Si spieghi meglio.

«Torno in Italia ogni 3 anni e vedo regredire il contatto umano: le persone, chiuse nelle proprie auto si parlano tramite un cellulare o un computer, ma non sanno accorgersi del malessere di un vicino di casa. Tutti parlano,ma pochissimi ascoltano, non penso sia questo il progresso».

Si è posta un obiettivo?

«Ho un sogno: a 4 ore di marcia da Quinhuaragra c’è una scuola con 27 alunne, è un luogo quasi inaccessibile – solo pochi giorni all’anno si tengono lezioni –: vorrei avere il permesso dal Ministero dell’istruzione peruviano di diventare la loro insegnante».

Fra pochi giorni sarà a Quinhuaragra, le avranno preparato una festa?

«Sicuramente, quando sono partita si è radunata tutta la comunità per salutarmi. Una nonnina per il viaggio mi ha regalato un porcellino d’India, vivo, nel caso in cui avessi avuto fame.Unacosa del genere dovrebbe far sorridere e invece mi ha commosso, perché quella donna non aveva un orto, non aveva animali, non aveva nulla, a parte quel porcellino d’India che non ha esitato a regalarmi per mostrarmi il suo affetto. Mi basta pensare a lei, al suo gesto, per avere tanta voglia di ritornare a casa».

Marcello Pasquero

OMG. CHE COS’È?

L’Operazione Mato Grosso nacque nel 1964 da un’idea di padre Pietro Melesi, il quale, dopo dieci anni di missione in Brasile, parlò con alcuni ragazzi e con il fratello don Luigi della situazione della sua gente e delle difficoltà che incontrava ogni giorno nel suo lavoro nel Mato Grosso (regione interna del Brasile al confine con la Bolivia). Don Luigi insieme a don Ugo De Censi (padre salesiano che diventerà la guida dell’Omg) lanciarono l’idea di una spedizione giovanile missionaria nel Mato Grosso. L’obiettivo era offrire un servizio alla missione di Poxoreo. Nel 1967 ci fu la prima missione in Brasile. I ragazzi costruirono un centro giovanile e alcuni rimasero. Altri tornarono l’anno successivo a finire i lavori. Ci furono altre richieste da missionari di Brasile, Ecuador, Bolivia, Perù. Nacque così l’Operazione Mato Grosso, che oggi conta 78 missioni, 40 in Perù, 17 in Ecuador, 9 in Bolivia e 12 in Brasile. Per chi volesse saperne di più è possibile consultare il sito www.operazionematogrosso.it. Per entrare in contatto con Rosella e portare un aiuto alla missione di Quinhuaragra è possibile chiamare i genitori al numero 0173-61.62.65 (ore pasti).

m.p.

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