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TRIFOLA, dimmi da dove vieni

I commercianti saranno obbligati a esporre l’indicazione della provenienza dei tartufi

CONSIGLIO L’82ª edizione della Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba vedrà alcune novità, non solo nel programma, ma nel regolamento che sta alla base della ricerca e della vendita del tartufo. Nell’ultima riunione del Consiglio comunale sono state approvate alcune modifiche all’insieme di normative vagliate alcuni mesi fa. In accordo con i trifolao e gli altri operatori del settore, è stato deciso di applicare una norma per tutelare i tartufi nostrani. Come ha spiegato l ’assessore Giovanni Bosticco, i commercianti di tartufi dovranno esporre il prodotto insieme a un cartellino, sul quale dovrà essere riportata la regione di provenienza del tartufo.

Ne abbiamo parlato con il direttore del Centro nazionale studi sul tartufo Mauro Carbone, il quale ha sottolineato che si tratta di un adeguamento alle norme nazionali ed europee, le quali, in maniera un po’ contraddittoria, consentono ai cercatori di vendere i tartufi senza indicarne la provenienza, mentre obbliga i venditori a farlo. Sotto le torri albesi, ha precisato Carbone, si è preferito privilegiare la normativa che riguarda i commercianti, in modo da valorizzare ulteriormente il prodotto albese e, allo stesso tempo, tutelare il consumatore. «Con una maggiore tracciabilità del prodotto, si riuscirà a dimostrare che la maggiore parte dei tartufi venduti ad Alba durante la Fiera proviene dalle nostre colline», commenta Carbone.

Dunque, una sorta di boicottaggio contro i tartufi “stranieri”? Carbone risponde: «Non possiamo e non vogliamo vietare la vendita di tartufi che arrivano da altre parti d’Italia. Se ci saranno, lo si leggerà sull’etichetta e, di conseguenza, lo si potrà capire dall’entità del prezzo, che con buone probabilità sarà differente da quello del tartufo albese».

Si pone un problema, però. Qualcuno potrebbe essere spinto a “taroccare” il cartellino di vendita, indicando un luogo di provenienza differente rispetto a quello reale. «Qui entra in gioco la responsabilità dei commercianti di tartufo che, per legge, saranno chiamati a segnalare con esattezza e onestà la regione di provenienza del prodotto commercializzato ». A vigilare che queste norme vengano rispettate ci saranno anche, altra novità di quest’anno, gli agenti di Polizia municipale, i quali dovranno anche monitorare le modalità di vendita dei cercatori di tartufi. Il nuovo regolamento prevede che in ognuno dei due giorni di vendita consentiti ogni trifolao possa vendere un massimo di 500 grammi di tartufo bianco, ovvero un chilo alla settimana. L’unica eccezione riguarda gli esemplari che, da soli, superano il mezzo chilo, i quali non rientreranno nel limite consentito.

Enrico Fonte

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