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Voci dal Sinodo

Pochi giorni prima dell’apertura dell’Anno della fede, hanno avuto inizio a Roma i lavori del Sinodo dei vescovi sul tema della nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana; lavori che hanno alle spalle due intensi anni di preparazione in tutta la Chiesa. Partecipano a questa solenne assise, che dura tutto il mese di ottobre, 262 Padri sinodali, di cui 103 dall’Europa, 63 dall’America, 50 dall’Africa, 39 dall’Asia, 7 dall’Oceania; 45 esperti, 49 uditori, 15 delegati fraterni, 3 inviati speciali.

Dal Papa un forte invito alla coraggiosa testimonianza.

Benedetto XVI ha voluto essere personalmente presente all’inizio dei lavori e nel salutare i Padri sinodali, parlando a braccio, ha fatto forti richiami, assai utili per tutti noi come inizio dell’Anno della fede. «Il cristiano non deve essere tiepido. Nei credenti la fede deve diventare fiamma dell’amore. Una fiamma che realmente accende il mio essere, che diventa la mia grande passione e così accende il prossimo. È questa l’essenza dell’evangelizzazione».

È noto come papa Ratzinger denunci a ripetizione il grave rischio che Dio scompaia dal nostro orizzonte e l’assenza di Dio porta il mondo, soprattutto quello occidentale, al decadimento dell’uomo e dell’umanesimo; tuttavia molti continuano a interrogarsi se Dio c’è o non c’è. «Se c’è questo Dio – sono le domande poste dal Papa – ci conosce? Ha a che fare con noi? Questo Dio è buono e la realtà del bene ha potere nel mondo, o no? Perché non si fa sentire?». Tanti interrogativi ai quali i Padri sinodali sono chiamati a rispondere; ma Benedetto XVI ha voluto offrire la sua riposta: «Vangelo vuol dire che Dio ha rotto il suo silenzio: Dio ha parlato, Dio c’è, Dio ci conosce, Dio ci ama, è entrato nella storia. Gesù è la sua Parola, il Dio con noi, il Dio che ci dimostra che ci ama, che soffre con noi fino alla morte e risorge».

Ecco il chiaro e profondo “catechismo” del Papa, che va ancora avanti e indica al Sinodo la strada e il metodo da seguire: «Se Dio ha parlato, ha veramente rotto il grande silenzio, si è mostrato; il punto vero è come possiamo far arrivare questa realtà all’uomo di oggi affinché diventi salvezza». Qui la risposta del Papa, per molti può risultare veramente sorprendente: non possiamo fare in altro modo che come gli Apostoli, i quali «non crearono la Chiesa elaborando una costituzione », ma raccogliendosi in preghiera nel Cenacolo, con Maria, in attesa della Pentecoste.

«La Chiesa non comincia con il nostro fare, ma con il fare e parlare di Dio, perché solo Dio può creare la sua Chiesa. Se Dio non agisce, le nostre cose sono solo nostre e sono insufficienti. Solo Dio può testimoniare che è Lui che parla e ha parlato». Il primo impegno da assumere è quello di porre al primo posto la preghiera, così come occorre convincersi che «la santità è la prima forma di annuncio » e il linguaggio dell’amore e della carità «è comprensibile da tutti gli uomini di buona volontà».

Giovanni Ciravegna

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