(S)BILANCIO DI FAMIGLIA

Vivere l’età della crisi fra conflitti, rincari e nuove opportunità (REPORTAGE)

IL PUNTO Gli importi delle bollette elettriche degli italiani, nell’ultimo decennio, sono aumentati notevolmente. Secondo i dati dell’Autorità per l’energia, la spesa annua delle famiglie per l’elettricità è cresciuta del 52,5 per cento tra il 2002 e il 2012, passando da 338,43 a 515,31 euro. Un aumento, cioè, di 176,88 euro a famiglia. Così il 2012 verrà ricordato come annus horribilis per le famiglie italiane su cui si stanno scaricando non solo gli effetti della recessione odierna, ma anche di quella passata, focalizzata nel periodo 2008-2009.

Il Piemonte non è estraneo a questo trend. Non solo nell’energia ma anche negli altri settori cruciali i prezzi non vogliono saperne di calmarsi. Nei mesi di luglio-agosto-settembre l’Indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic) ha registrato una variazione media verso l’alto del 3,11 per cento rispetto allo stesso periodo nel 2011. I settori più interessati in Piemonte dall’innalzamento dei prezzi sono stati i trasporti (+7,87 per cento), le spese per le abitazioni e l’energia (+7,21), gli alcolici e tabacchi (+6,29), ma anche gli alimentari in genere (+3,31). A seguire gli aumenti si registrano anche nei servizi di ricezione e ristorazione (+2,06 per cento), nei mobili e servizi per la casa (+2,06), nelle spese legate all’istruzione (+2,04) e infine nell’abbigliamento e calzature (+1,86). Le province piemontesi più colpite sono state Biella e Novara (rispettivamente una media di 4,07 per cento e 4,15), mentre Cuneo si è attestata al di sotto della media regionale (2,71 contro il 3,30).

In questo quadro è chiaro come le crescenti difficoltà economiche delle famiglie si siano tradotte in un calo generalizzato dei consumi che, a sua volta, è andato a impattare sui bilanci delle aziende, all’interno di un mercato che continua a registrare una flessione comune a tutti i principali settori. Ha dichiarato Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere Piemonte: «Il forte aumento delle utenze domestiche e dei trasporti riduce i poteri di spesa delle famiglie piemontesi, in un momento in cui le prospettive per i consumi sono particolarmente negative».

Parole confermate, tra l’altro, dalla ricerca (S)bilancio di famiglia promosso dal settimanale Famiglia Cristiana insieme a Centromarca e realizzata da Ref Ricerche (a cui si riferiscono i grafici). Dall’indagine emerge come il reddito medio pro capite disponibile per famiglia sia sceso da circa 16 mila euro a poco più di 14 mila, mentre la pressione fiscale attraverso accise, Iva, Imue tagli alle pensioni èaumentata dal 40 per cento del 2005 a circa il 46 del 2012. E ancora non è finita perché si parla di altri giri di vite.

Maurizio Bongioanni

Alla ripresa occorre fiducia

Abbiamo chiesto a Francesco Belletti, sociologo, direttore del Centro internazionale studi famiglia di Milano (Cisf) , il centro culturale del settimanale Famiglia Cristiana, un commento legato alla recente ricerca.

Belletti, il vostro dossier ha mostrato le criticità del sistema nei confronti della famiglia. Qual è il suo punto di vista?

«L’indagine ha mostrato come il sistema economico pubblico abbia scaricato il peso della crisi sui redditi familiari. La conseguenza è una mancanza di fiducia verso il sistema e un conseguente crollo dei consumi. Il dato più importante lo dimostra l’aumento della pressione fiscale: +4 per cento solo nell’ultimo anno, tutto a carico del reddito delle famiglie. Dall’indagine emerge anche una forte criticità per quanto riguarda l’occupazione e la constatazione che le famiglie con figli in cerca di lavoro non sono per niente sostenute. Ne deduciamo una famiglia “equilibrista”, alla ricerca continua di stabilità».

Quale potrebbe essere la via d’uscita?

«Occorre ricostruire la fiducia negli operatori economici, un’operazione molto complessa, mentre si porta avanti l’esigenza di rigore e di aggiustamento dei costi pubblici. Inoltre, è necessario sostenere le famiglie con persone in difficoltà sociali, che hanno sentito di più la crisi rispetto ad altri nuclei. Un sostegno in questo senso farebbe ripartire i consumi».

E le imprese?

«Le imprese sono un altro grande tema collegato alle famiglie. Le piccole-medie imprese sono state il luogo centrale di difesa dell’occupazione.Maanche il comparto microimprenditoriale è in piena crisi. Fiducia e maggior sostegno sono le due parole-chiave da affiancare alla ripresa della piccola impresa e della famiglia».

ma.bo.

Anziani e disabili in grande difficoltà

COLLOQUIO-2 Parliamo con Roberto Giachino, presidente del consorzio socio-assistenziale Alba, Langhe, Roero.

Come giudica la situazione economica delle famiglie albesi? Stanno aumentando casi di difficoltà?

«La situazione è molto complicata, è difficile fare una valutazione precisa. Possiamo farcene un’idea in base alle richieste pervenute ai nostri uffici. Va detto che si tratta di una specifica fascia sociale, quella più in difficoltà,maabbiamo la sensazione concreta che stiano aumentando i casi in cui è difficile anche affrontare le spese basilari».

Ad esempio, quali spese?

«In primis quelle legate all’abitazione: l’aumento del numero di sfratti previsto da qui a fine anno per morosità è la dimostrazione di come le risorse si siano ridotte. Inoltre, abbiamo sempre più famiglie che si rivolgono a noi per chiedere contributi economici di varia natura. Sono in particolare difficoltà le famiglie con anziani o disabili, che chiedono aiuto per la copertura di utenze domestiche e l’approvvigionamento di farmaci e spese generali. Senza contare poi quelle famiglie riluttanti – per vergogna – a chiedere aiuto, a compilare le richieste per la misurazione del proprio reddito».

Il Consorzio riesce a far fronte a questo aumento di richieste?

«Il grande problema è che se da una parte aumentano le richieste di aiuto, dall’altra diminuiscono le risorse. Benché in ambito di previsione del bilancio la quota destinata agli aiuti familiari sia stata lievemente incrementata (da 200 mila a 270 mila euro circa), ciò non basta per far fronte alla completa copertura (servono circa 400 mila euro). Inoltre, se dal 2011 al 2012 le risorse si sono dimezzate per il 2013 regna l’incertezza più totale. Le Regioni non ricevono più trasferimenti statali e quindi devono supplire a questa mancanza con risorse proprie. Per questo motivo siamo in difficoltà. Dal nostro canto non possiamo sforare i vincoli di bilancio per non creare situazione di debito: in certi casi è come se avessimo le mani legate».

ma.bo.

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