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Cantine Vigna, ecco come

L’ultimo Consiglio ha approvato all’unanimità un intervento di riqualificazione di un’area dismessa situata tra via San Rocco e via Don Bosco, in virtù di una legge del 2011 che offre l’opportunità di riconvertire aree degradate e con edifici obsoleti, così da favorire anche una ripresa del settore edile. Ma c’è di più. Questa legge, che una circolare esplicativa regionale norma ulteriormente, consente anche una serie di deroghe, finalizzate alla realizzazione degli interventi, che i Comuni possono applicare rispetto alle istanze dei proprietari di queste aree.

L’intervento approvato in Consiglio è stato richiesto dall’azienda agricola di Giovanni Almondo per l’area ex cantine Vigna, un opificio con annessa residenza realizzata in fasi successive tra gli anni ’50 e ’70, già sede operativa di una società vinicola non più attiva, con una situazione complessiva di degrado che stride col restante tessuto urbano. Il sindaco Silvano Valsania, con l’assistenza dell’architetto Antonio Ferraro dell’ufficio tecnico, ha spiegato che «la proposta mira a una riqualificazione ambientale e architettonica, con la riduzione della superficie edificata e con un migliore recupero igienico e funzionale di tutta la struttura».

«Si tratta di un investimento importante di questa azienda per un intervento di prestigio», ha detto il sindaco, «con delle peculiarità sia nei materiali utilizzati che per la particolare attenzione al risparmio energetico. Con questa deliberazione il Consiglio comunale autorizza le deroghe richieste alle norme di Piano regolatore che in questo intervento riguardano: le altezze, con la possibilità di elevare dai consentiti 7 metri fino agli 8 metri indicati in progetto; il mutamento di destinazione d’uso, che da commerciale diventa produttiva ma strumentale all’attività agricola».

Dall’opposizione hanno dichiarato: «Riteniamo che interventi di questo tipo siano assolutamente importanti e condivisibili perché è necessario riqualificare in modo corretto e sostenibile porzioni del nostro territorio dopo l’eccessivo consumo degli ultimi decenni. Su questo progetto il nostro parere è positivo. Però vorremmo darvi uno spunto di riflessione sul concetto di interesse pubblico che deve giustificarne i contenuti e che, per come è stato motivato nella relazione, ci sembra un po’ carente».

Il sindaco di rimando: «Questa obiezione può valere per interventi su grandi aree, tipo quello riguardante Mirafiori a Torino, dove la pubblica utilità si può perseguire non solo riqualificando. Per piccole entità come la nostra il fatto di vivere in un contesto che sia sano e più gradevole mi sembra già un beneficio collettivo».

Giorgio Babbiotti

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