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Il giro d’Italia di Chinazzo

GORZEGNO La prima cosa che balza all’occhio di Marco Chinazzo è la barba. Viticoltore gorzegnese, classe 1976, “Besciolo”, come lo chiamano gli amici, dimentica il rasoio nel cassetto ogni qualvolta intraprende una nuova impresa sportiva. E ciò accade da circa un anno, ovvero da quando ha deciso di diventare un atleta professionista, correndo “alla Forrest Gump” per una sfida con se stesso, ma anche per lanciare un messaggio di speranza a chi soffre. Questo nuovo impegno di Chinazzo, che già si era dimostrato vicino alle persone più in difficoltà devolvendo i proventi della vendita del suo vino ad associazioni attive nel campo umanitario, culminerà a fine gennaio con una sfida estrema: il giro d’Italia di corsa.

Com’è iniziata la sua avventura da corridore?

«Sono sempre stato attratto dalla corsa, ma la scintilla è scoccata in una notte insonne, quando mi è balenata l’idea di raggiungere la Cina di corsa. Da quel momento, è cambiato tutto: ho sostituito le uscite al bar con duri allenamenti lungo le colline langarole, sono diventato vegetariano e, giorno dopo giorno, pensando sempre all’Estremo Oriente, mi sono fissato obiettivi sportivi e degli obiettivi sociali. Con le mie corse cerco di dare voce alle tante persone che ogni giorno soffrono in silenzio e tento di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla difficile situazione in cui si trovano a vivere tutti coloro i quali sono affetti da gravi patologie».

Per essere un “runner” alle prime armi qualche soddisfazione se l’è già tolta, vero?

«A inizio anno ho raggiunto di corsa L’Aquila e ho partecipato alla “100 km del Passatore”, riuscendo a sostenere attivamente Aism, Ail, l’associazione “Marco”, Find the cure e Mielina».

Ora la aspetta il giro d’Italia. Che tipo di corsa sarà?

«È un’impresa in solitaria, all’insegna dello sport pulito, in quanto si tratta di un progetto di fatica e di resistenza non contro un avversario ma contro me stesso. Conterà stare bene fisicamente ma soprattutto con il cuore e con la testa. La partenza è fissata per il 21 gennaio. Il via verrà dato dalla sede dello sponsor principale del progetto, che verrà definito a breve. Mi dirigerò verso Genova, da dove mi imbarcherò per la Sardegna, che percorrerò per intero, per poi trasferirmi in Sicilia. Dopo essere tornato sulla terra ferma, attraverserò Reggio Calabria, Foggia, Napoli, Roma, L’Aquila, San Marino, Firenze, Bologna, Padova, Pordenone, Belluno, Bolzano, Brescia, Bergamo, Milano, Biella, Aosta, per concludere, dopo 3.600 km e circa 3 mesi di corsa, nel luogo della partenza. Ogni giorno, in media, correrò 50 km».

Anche questa volta abbinerà l’impresa sportiva a una umanitaria?

«Sulla casacca della mia società, la Dragonero, campeggerà il simbolo della fondazione dedicata al compianto motociclista Marco Simoncelli. Mi piaceva molto, non solo per come correva in moto, ma per quello che diceva. La sua morte ha lasciato dentro di me un vuoto. Mi ha toccato molto il modo con cui la famiglia del Sic ha saputo trasmettere la forza di reagire a tutti quelli che soffrivano per la sua scomparsa. Da tempo volevo collaborare con loro e adesso si è presentata l’occasione: promuoverò il progetto della “fondazione Simoncelli” finalizzato alla costruzione di una struttura per disabili». Per sostenere Chinazzo, visitare il sito: www.besciolo.it oppure scrivere a: cascinabesciolo@tiscali.it.

Enrico Fonte

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