Le Cooperative sociali dal Sindaco. «Ritardi nei pagamenti pubblici e la stretta del credito ci stanno stritolando»

Il 2013 si apre con grandi preoccupazioni per lo stato di salute del welfare. Dopo aver colpito le grandi città come Torino, i tagli al sociale mettono a rischio anche il sistema albese. Le cooperative aderenti a Federsolidarietà-Confcooperative hanno consegnato un «pacco regalo» al sindaco di Alba, Maurizio Marello, per informare l’Amministrazione sulla difficilissima situazione che i soci lavoratori e i dipendenti delle cooperative stanno affrontando da mesi.

Le cooperative che hanno partecipato all’incontro (Emmaus, Alice, Il Ginepro, Cis, Insieme, Abrate, Orso e Cos) si sono soffermate sui ritardi nei pagamenti da parte degli enti pubblici: Azienda sanitaria locale, Regione, Consorzi socio-assistenziali, Comuni. «I ritardi sfiorano ormai i 240-300 giorni – spiega Palmo Dellapiana della cooperativa Insieme e responsabile di Federsolidarietà per Alba e Bra. «Una rituazione che obbliga le cooperative a ricorrere al credito bancario per far fronte a pagamento di stipendi, contributi previdenziali, fornitori, luce, gas, alimentari».

«La maggior parte delle banche ha espresso indisponibilità a concedere ulteriore credito», aggiunge Emilia Arione, presidente della Cos. «Con l’introduzione della legge che obbliga le aziende che forniscono servizi agli enti pubblici a richiedere la certificazione delle fatture emesse, le banche hanno azzerato i conti di anticipo fatture, pretendendo solo fatture certificate. E le nostre richieste di certificazione da parte della Pubblica amministrazione sono rimaste con risposte molto evasive».

In Provincia di Cuneo le cooperative sociali coinvolgono 3.351 addetti e hanno un fatturato complessivo di 65-70 milioni di euro: a fine 2012 più del 60 per cento dell’importo non è stato pagato ed è in mano al settore pubblico. Per la prima volta i lavoratori non hanno ricevuto la tredicesima.

«Da novembre, ho impiegato il mio tempo a fare la “questua” presso diversi istituti bancari» spiega ancora Arione. «La risposta è stata che non abbiamo sufficiente capitale sociale e perciò non abbiamo garanzie. Noi però siamo cooperative sociali, non possiamo chiedere ai nostri lavoratori di investire migliaia di euro nella cooperativa». «Se a questa stretta creditizia non si dà una risposta sollecita – riprende Dellapiana – e il pubblico non paga gli arretrati, riusciremo a pagare bollette e fornitori massimo fino a febbraio-marzo, pur chiedendo agli operatori di aspettare lo stipendio».

«Sono due anni che ci stiamo attrezzando per affrontare la crisi»: interviene Alberto Bianco della Emmaus. «Sono stati organizzati parecchi tavoli in Regione (da cui dipendono i trasferimenti ai Comuni, alle Asl e ai Consorzi, nda) ma la situazione è rimasta inalterata. Le cooperative albesi sono state flessibili, hanno rivisto gli standard riducendo dove possibile – per esempio facendo anche uso di volontari – ma adesso siamo davanti a una soglia pericolosa: le liste d’attesa continuano ad allungarsi e si rischia di compromettere il sistema».

Nel corso dell’incontro, inoltre, è stato sottolineato come il costo dell’anticipo delle fatture sia costato alle cooperative molto più di uno stipendio di un Educatore professionale, togliendo risorse per futuri investimenti e miglioramenti: «Il problema è che il welfare viene visto come luogo di beneficenza e non di diritti» commenta Mauro Giacosa di Alice. «Quindi non viene visto come una cosa sulla quale investire, anzi: la riduzione di risorse negli ultimi cinque anni è stata del 92 per cento. Questo per dire che le politiche sociali continuano a essere centralizzate e che un Paese dal welfare così debole potrà mai crescere economicamente».

Maurizio Bongioanni

La risposta di Maurizio Marello

«Il tema mi angoscia da tempo perché vedo che il settore pubblico non onora più gli impegni, non solo nei confronti delle imprese ma anche e soprattutto verso chi è fornitore di servizi. Non onorando questo tipo di impegni è come se lo Stato non pagasse gli stipendi dovuti. Come siamo arrivati a tanto? Il Comune di Alba si è attrezzato in tempo per affrontare la crisi, cercando di non avere debiti in sospeso e onorando i pagamenti. E facendo un certo tipo di scelte: al Consorzio socio-assistenziale abbiamo trasferito più finanziamenti della Regione Piemonte in relazione all’anno 2012. Sono stati dati un milione e 250mila euro, più un extra di centomila euro contro un milione e 200 mila euro da parte della Regione. Inoltre abbiamo già deciso di trasferire 180 mila euro di extra da gennaio».
«Che ci sarebbe stato un taglio del 90 per cento era già chiaro dalla Finanziaria del 2008-2009, ma lo Stato ha continuato a far finta di nulla. E questo dovrebbe richiamare alle proprie responsabilità chi di dovere. Come rappresentante di questo Comune il mio impegno è di farmi promotore dell’istanza delle cooperative e concertare un piano di pressione insieme agli altri sindaci. Auspico che i sacrifici di tutti servano non a salvare le banche ma a far comprendere la necessità di invertire le attuali scelte politiche verso un sistema più sostenibile».ma.bo.

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